Il Tirreno

Grosseto

la giornata della memoria 

«Continuare a parlare di Shoah serve a capire nuovi fenomeni»

Alfredo Faetti

Anna Foa, storica, è intervenuta per sottolineare parallelismi e differenze «Nel 1938 la chiusura ai profughi della Germania, oggi a quelli africani»  

19 gennaio 2019
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A volte mescolare storia e matematica può essere d’aiuto. Non sono passati neanche cento anni da quando i forni dei campi di sterminio trasformavano in polvere i cadaveri sfiniti e malnutriti dei propri prigionieri. Ma ne sono già passati venti da quando il mondo occidentale ha deciso di introdurre il Giorno della Memoria, in agenda per il 27 gennaio.

«Allora sembrava solo un modo per ricordare, invece siamo arrivati ad un punto in cui occorre fare i parallelismi tra ieri e oggi», dice con una punta di sconforto Anna Foa, docente di storia all’Università La Sapienza di Roma. «Non lo avrei mai creduto», continua. Invece la storia tende a ripetersi e per «combattere parallelismi difficili da negare», per usare le parole della storica, occorre fare come in matematica: calcolare i fattori comuni per trovare un risultato differente.

«Il nazionalismo che ha diffuso odio e provocato la Prima e la Seconda guerra mondiale oggi riemerge con i sovranismi – dice Foa – Non sono la stessa cosa, ma hanno analogie e spetta a noi analizzare i punti in comune e le differenze proprio per combatterli».

La docente universitaria è arrivata ieri a Grosseto proprio per parlare del rapporto tra storia e memoria, tra la conoscenza dei fatti e l’applicazione di tale sapere. L’incontro, organizzato dall’Isgrec, si è svolto alle Clarisse e la sala allestita per l’evento è stata gremita di pubblico ben prima dell’inizio. Tanta gente pronta a chiedersi quanto ancora sia necessario parlare di Shoah.

«È ancora importante e forse sempre più importante per capire come si è sviluppato il nazismo e l’idea di sterminare un intero popolo, l’idea di sterminare vecchi donne bambini – dice Foa – Genocidi si erano già visto a inizio secolo, in Africa o con gli armeni, ma la Shoah rappresenta qualcosa di abbastanza unico, perché ha raccolto una serie di forme ed è stato il punto estremo del genocidio». Ecco allora l’importanza di focalizzarsi sui fatti, vecchi e nuovi. «Non avrei mai creduto di fare dei parallelismi – continua la storica – La conferenza di Evian nel 1938 chiuse le porte degli Stati europei e americani dei profughi della Germania nazista, che finiranno poi in gran parte nei lager. Noi chiudiamo i porti ai profughi africani. Non è la stessa cosa, ma i punti in comune sono tanti. Oggi il razzismo è rivolto ai neri».

Una nuova sfida, che si rinnova per la Giornata della Memoria. «Quest’anno ci invita non solo come memoria vaga, ma per conoscere i fatti, che pochi sanno – conclude la storica – Tutti pensano di conoscere i campi di sterminio, Anna Frank e tutto il resto, ma se andiamo a scavare in pochi sanno davvero cosa è accaduto». —



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