Il Tirreno

Livorno

Risparmi su ecotassa e costi dietro i 26 milioni di profitti

di Gianni Tacchi
Risparmi su ecotassa e costi dietro i 26 milioni di profitti

Lonzi e Rari non trattavano i materiali nocivi e pagavano tributi per scarti ordinari Dai dipendenti in meno alle offerte migliori per i clienti: ecco il business del gruppo

16 dicembre 2017
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LIVORNO. Da una parte il modus operandi paragonabile a quello dei casalesi nella Terra dei fuochi, «episodi che non hanno nulla a che fare con la camorra - precisano dalla Procura - ma con alle spalle un modo significativo di gestire e trattare i rifiuti». Dall’altra invece il mancato rispetto, anzi il disprezzo, per l’ambiente e la salute pubblica, bambini compresi come testimoniano quelle intercettazioni choc. E in mezzo i soldi, i soldi incassati illegalmente ogni giorno: l’accusa parla di circa 26 milioni di euro di profitti nel giro di due anni, dal 2015 al 2016, con un’evasione di oltre 4 milioni di euro di ecotasse che dovevano essere versate alla Regione Toscana, che si costituirà parte civile esattamente come ha annunciato il sindaco Nogarin per il Comune di Livorno.

Ma come nascono - secondo la Procura - questi guadagni illeciti? Quali sono i risvolti in termini economici dell’organizzazione criminale, «un’associazione per delinquere» secondo la ricostruzione degli inquirenti? Il punto di partenza è che i rifiuti tossici provenienti da mezza Italia, da Cuneo a Chieti, venivano conferiti alle due aziende livornesi sequestrate giovedì mattina dai carabinieri della Forestale, la Lonzi Metalli e la Rari. Ma anziché scaricarli per essere trattati, i tir con gli scarti speciali - secondo gli inquirenti - entravano e uscivano subito dagli impianti, prendendo i documenti con i codici dei rifiuti ordinari e dirigendosi poi nelle discariche a partecipazione pubblica delle aziende Rea di Rosignano Marittimo e Rimateria di Piombino. E questo si è ripetuto decine di volte, per un totale di 200mila tonnellate di materiali nocivi tra toner, oli esausti, vernici e filtri, un sistema che ha portato all’arresto di sei persone. Il business dell’organizzazione criminale era basato principalmente sul risparmio dell’ecotassa: il tributo per ogni tonnellata di rifiuti pericolosi è fissato a 25 euro, 23 in più rispetto a quelli ordinari (2 euro). Qui nasce l’evasione, qui nasce il profitto.

Il mancato trattamento dei rifiuti, arrivati con l’etichetta di pericolosi e usciti come ordinari senza neanche essere toccati, consentiva al gruppo non solo di risparmiare sulle tasse, ma anche altri vantaggi. Intanto la possibilità, a partire dalla Lonzi Metalli, di gestire quantitativi giornalieri superiori alle effettive capacità dell’impianto stesso, con le conseguenze di un maggior fatturato e di un guadagno più alto. Poi un notevole risparmio sia di energia elettrica che di combustibile liquido, con una drastica riduzione dei costi di gestione della struttura, dato che gli scarti speciali non venivano trattati prima di essere trasportati nelle discariche autorizzate della provincia. Tutto senza dimenticare che i macchinari necessari alle lavorazioni dei rifiuti non venivano utilizzati: in questo modo l’azienda risparmiava anche sui costi della manutenzione periodica, riducendo anche il rischio di eventuali guasti. E infine il risparmio dei costi relativi al personale, con un numero di dipendenti inferiore rispetto a quello che sarebbe servito nel caso di un corretto trattamento dei materiali nocivi.

«L’occultamento dei rifiuti pericolosi nei rifiuti non pericolosi - si legge nell’ordinanza - consentiva al gruppo anche un enorme abbattimento dei costi di smaltimento, che altrimenti sarebbero stati più elevati. In generale quel metodo di lavoro permetteva alla Lonzi Metalli di operare con costi nettamente più bassi rispetto a quelli della concorrenza, ampliando così il bacino dei clienti attratti da condizioni economiche più favorevoli». Insomma, il mancato trattamento dei rifiuti faceva guadagnare milioni e milioni di euro,con la Lonzi che poteva anche permettersi di avere i prezzi più vantaggiosi per i suoi clienti. E così il profitto non aveva limiti.

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