Il Tirreno

Livorno

Rapina coppia col coltello

di Gianni Tacchi
Rapina coppia col coltello

Arrestato un 32enne al palazzo del Picchetto: aveva preso un cellulare ai due

06 aprile 2018
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LIVORNO. Le volanti sfrecciano in via Grande sotto gli occhi di decine di livornesi. Una, due, tre, quattro pattuglie. Si fermano in piazza Guerrazzi, davanti al palazzo del Picchetto, lo storico edificio abbandonato da anni e occupato a marzo del 2016 da decine di famiglie senza una casa. Sembra una retata, un blitz per contrastare lo spaccio e la violenza che i residenti della zona denunciano da tempo, in realtà i poliziotti entrano, bloccano due uomini di nazionalità albanese e li portano in questura dopo pochi minuti: uno viene arrestato e trasferito subito alle Sughere con l’accusa di rapina aggravata dall’uso di un coltello, nei confronti dell’altro - che non sarebbe coinvolto nella stessa rapina di ieri mattina, come spiega la polizia - scatta invece una denuncia per il porto di arma impropria, un altro coltello.

Ma cos’è accaduto nel palazzo del Picchetto? Com’è partito l’allarme? Una coppia livornese di quarantenni è stata rapinata dal primo dei due albanesi, un 32enne con precedenti, nell’atrio dello storico edificio tra via Grande e piazza della Repubblica. «Datemi i cellulari», avrebbe detto lo straniero ai due che stavano uscendo di casa, facendosi consegnare i rispettivi telefoni dopo le minacce con un coltello da cucina seghettato, ritrovato poi dagli agenti della polizia a pochi metri di distanza. È stato un amico della coppia, che stava aspettando i due fuori dal palazzo, in via del Pantalone, a lanciare l’allarme e a chiamare la polizia dopo le urla e le segnalazioni dall’interno. A quel punto, una volta sentite le sirene delle volanti, il 32enne ha restituito il cellulare all’uomo rapinato e si è allontanato con quello della donna, rifugiandosi in una stanza dell’edificio occupato. Una fuga durata pochi minuti, perché gli agenti - c’erano anche gli uomini della Digos e del nucleo antiterrorismo - l’hanno trovato subito e portato in questura insieme al connazionale che abita nel suo stesso appartamento abusivo, finito nei guai non per la rapina al Picchetto ma perché aveva un coltello a serramanico.

Sia la coppia livornese che i due albanesi vivono da tempo nell’edificio occupato da una novantina di famiglie, dove ieri mattina - intorno alle 9,30 - sono entrati i poliziotti per ricostruire la rapina. Fortunatamente la coppia non ha subìto ferite o lesioni, ma lei ha accusato un malore ed è stata soccorsa dal medico e dai volontari della pubblica assistenza, inviata dalla centrale operativa del 118 dopo il caos. «Ha avuto una crisi di panico», spiegano alcuni testimoni. «Niente di grave, sta bene», tranquillizzano altri “residenti” della struttura di piazza Guerrazzi.

Decine di livornesi si sono fermati proprio tra via Grande e piazza della Repubblica, pensando a un vero e proprio blitz alla luce delle numerose pattuglie della polizia sotto il Picchetto, tra l’altro davanti al rinnovato Cisternino di città. Invece, come ricostruito nelle ore successive, c’era stata una rapina. «Un’occupazione del genere, a due passi dal centro e dal Comune, è una vergogna», ripetono residenti e commercianti della zona, sottolineando fenomeni come «spaccio, violenza e anche prostituzione tra le stanze del palazzo». E pensare che all’interno vivono anche famiglie con bambini piccoli, che si trovano quindi in mezzo a una situazione pericolosa sotto ogni punto di vista, come dimostra proprio l’ultima rapina. Un contesto nel quale anche i poliziotti, durante il blitz di ieri mattina, hanno trovato una certa reticenza nel parlare con i testimoni. Ecco perché i residenti e i commercianti di quell’area, dopo l’ennesimo allarme dal Picchetto, chiedono controlli alle forze dell’ordine e una soluzione diversa per chi non ha una casa e sta occupando un edificio nel cuore della città.

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