Il Tirreno

Livorno

Nuovo arresto per il viceprefetto

di Gianni Tacchi
Nuovo arresto per il viceprefetto

Daveti accusato di contrabbando aggravato come il boss della ’Ndrangheta. Altri due in carcere

16 giugno 2018
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LIVORNO. Tra le accuse, al momento dell’arresto di fine maggio, non c’era soltanto l’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, ma anche al contrabbando. Un reato, secondo gli inquirenti, legato al diretto coinvolgimento nel traffico di 9 tonnellate di sigarette di contrabbando, nascoste dietro a pezzi di arredamento all’interno di un container e scoperte in porto - lo scorso 25 maggio - dalle Fiamme gialle e dall’Agenzia delle dogane. E adesso i finanzieri, a due settimane dall’arresto e in base alle nuove indagini su quel carico sequestrato, hanno aggravato la posizione di Giovanni Daveti, 66 anni, viceprefetto di Livorno con delega e reggenza all’isola d’Elba.

Nei confronti del “vicerè” livornese, già alle Sughere, è scattato infatti un secondo arresto per «contrabbando aggravato dall’aver sfruttato - come spiegano dalla Guardia di finanza - navi, società e persone non coinvolte nel traffico illecito di tabacchi lavorati esteri». Un quadro identico a quello del boss della ’Ndrangheta Giuseppe Belfiore, 61 anni, anche lui in cella da una quindicina di giorni - a Torino - e anche lui colpito da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Livorno Marco Sacquegna.

Daveti e Belfiore, secondo quanto ricostruito dalla Finanza negli ultimi mesi, erano a capo dell’associazione a delinquere appena smascherata. Sette invece le figure chiave intorno a questa banda, tutte inizialmente ai domiciliari: per due di loro, una volta accertato lo stesso reato di contrabbando aggravato, si sono aperte però le porte del carcere. Il primo è Giovanni Faiello, 41 anni, residente a Livorno e molto vicino a Daveti: era lui, in base alle indagini, a trovare i contatti giusti per le operazioni doganali illecite. Il secondo invece è Davide Alpi, 53 anni, uno dei tre faentini coinvolti nell’operazione: per gli inquirenti era una figura fondamentale all’interno dell’organizzazione, una sorta di uomo di collegamento fra il viceprefetto dell’Elba e il boss della ’Ndrangheta, incaricato anche di tenere i contatti con tutti gli “associati”.

Gli ultimi sviluppi investigativi dell’operazione “Vicerè” sono legati quindi al maxi-sequestro delle sigarette di contrabbando in porto, un carico di 9 tonnellate del valore di un milione e mezzo di euro. «Un quantitativo non indifferente», aggiungono dalla Finanza. 900 casse da 50 stecche, per la precisione, provenienti dal porto africano di Bissau (Guinea-Bissau) con scalo a Tangeri (Marocco) e intercettate a Livorno: si tratta di pacchetti che rientrano nella categoria delle cosiddette cheap white, sigarette che non vengono messe in vendita nell’Unione Europea perché non rispettano certi livelli di qualità e sicurezza, ma oggi molto ricercate per il prezzo basso. Un traffico illecito, come ricostruito dai finanzieri, in cui c’era la regia di Daveti, Belfiore e soci.

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