Il Tirreno

Livorno

 

Ciak, Renzi e il suo film per la Tv: l'ex leader cerca un Rinascimento

Mario Neri
Matteo Renzi con il produttore Lucio Presta (a sinistra) e il regista Alberto Di Pasquale (a destra) - (Foto Sestini)
Matteo Renzi con il produttore Lucio Presta (a sinistra) e il regista Alberto Di Pasquale (a destra) - (Foto Sestini)

La nuova vita dell'ex premier. Via alle riprese del documentario su Firenze. I talk fanno paura, con Mediaset trattative per la seconda serata 

22 agosto 2018
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FIRENZE. «Odia il trucco, se potesse ne farebbe anche a meno», confessa la truccatrice uscita dall’hotel degli Orafi per una pausa. Ma come si fa, ormai non c’è più set senza un velo di tinta, anche lui dovrebbe saperlo. Neppure nella filmografia della politica, la più infardata, filigranata, imbellettata della tv dai tempi della calza berlusconiana c’è più rappresentazione senza correttore di rughe, censore di imperfezioni epidermiche.

Anche se ora proprio non ce ne sarebbe bisogno. Matteo Renzi sta girando una scena da una finestra dell’albergo che si affaccia su via dei Georgofili. Ciak, ore 10.30. Il regista Alberto Di Pasquale vorrebbe un’apparizione fra i riflessi dietro le vetrate. Questo, in onda, dovrebbe essere uno dei momenti più carichi di pathos. Perché ok, le mura dell’Accademia dei Georgofili sono quelle di una grande istituzione della scienza ma anche il simbolo di uno dei misteri italiani, la strage ordinata da Cosa Nostra & co.

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Nelle otto puntate sarà lo scorcio più amaro di questa narrazione renziana di Firenze in “Primociak”, titolo con cui il produttore Lucio Presta domenica, con uno scatto su Instagram, ha lanciato e battezzato il docufilm dell’ex segretario Pd. Sì perché da due giorni Renzi ha iniziato la sua Vita Nova televisiva. O meglio, quella che vorrebbe.

Abito blu, camicia bianca, un pizzico brizzolato, non è inseguito dalle telecamere come politico ma come presentatore. «Signor Renzi, la voglio forte», gli dice un turista siciliano. L’unico. Così, mentre intorno tutto sembra crollare, il suo consenso, quello della sinistra in Italia e in Toscana, e il partito pensa a riverniciarsi con un nuovo nome, l’ex premier recita e saltabecca sul set del suo storytelling. «Un violinista sul Titanic», dicono i detrattori.

Lunedì 20 agosto, nel pomeriggio, agli Uffizi, chiusi al pubblico come di consueto di lunedì e off limits a fotografi e telecamere, il senatore-conduttore di Scandicci ha girato la sue seconda giornata di riprese per illustrare Botticelli, Giotto, Leonardo, Michelangelo. E domenica 19  il ciak a Santa Croce, su Ponte Vecchio, alla Pergola. Ieri sera, lunedì, son saltate le riprese sotto il David alla Galleria dell’Accademia.

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«La Tv, un pallino che ho sempre avuto», ha detto, e l’idea è nata sette anni fa, quando Presta in città portò il TuttoDante di Benigni. E no, non pensatelo. O meglio, lui non vorrebbe. Non sarà un Matteo Renzi in versione Quark, un Matteo-Angela, solo un divulgatore di «bellezza», seppur sia un vocabolo-totem della generazione Leopolda. Se vi è sovvenuta l’aria di Bach, pigiate stop. Lui farà la parte di se stesso. Niente epica un po’ stanca del Rinascimento, ma il racconto della sua Firenze, di uno scout nato a Rignano che nel capoluogo, da sindaco, ha portato i potenti del mondo. La Firenze vista da qui e da là. Ma, ovvio, il format è concepito come un tentativo di resurrezione politica. Quella di un narratore che prova a contrapporre la cultura al verbo truce del populismo, umanesimo vs «giacobinismo» di Lega e M5S.

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Quasi tutte le “location” sono off limits. Ai giornalisti sono concesse fugaci e rapaci momenti di osservazione, sbirciatine. La troupe e la produzione della “Arcobaleno tre” sono severissime: il Renzi-show deve restare segreto fino alla messa in onda. Che non è chiaro quando e se ci sarà. Forse ottobre.«Stiamo trattando con Mediaset, per Rete4, non è vero che ci hanno rifiutato», ha raccontato agli amici, «Lucio pensa che per ragioni di palinsesto possa essere meglio andare in seconda serata».

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Meglio non fare a cazzotti con i talk show politici. Anche se la cifra, ahi Fiorenza la cifra. Sarebbe altina, sui 2 milioni. E Matteo non è più lo stesso Matteo. Ieri, fuori dagli Uffizi, c’era un truffato delle banche. «Te la do io la tv». Martedì 21 agosto  il set è all’aperto. Dalle 7 di sera fino a notte in piazza Duomo. Luci (e drone) sul cupolone. Su Facebook c’è un gruppo che invita ad andare a fischiarlo. Il senatore-conduttore al primo test con lo share.

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