Il Tirreno

Livorno

Sicurezza in strada 

«Strisce blu sì, quelle pedonali no: vergogna»

Matteo Scardigli
«Strisce blu sì, quelle pedonali no: vergogna»

Prosegue il viaggio del Tirreno nelle zone in cui gli attraversamenti non si vedono più. La rabbia dei residenti: «È pericoloso»

24 agosto 2018
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LIVORNO

Continua il viaggio-denuncia del Tirreno nei quartieri della città dove gli attraversamenti pedonali sono segnalati da strisce sbiadite, coperte dalle riasfaltature o frammentate a causa del cedimento dell’asfalto sottostante. Criticità registrate anche in zona San Jacopo in Acquaviva, sul viale Mameli e alla Scopaia.

«Mia sorella abita qui, io vengo a trovarla a piedi da via Orlandi e non mi sento sicura ad attraversare la strada perché le strisce sono malridotte», racconta Antonella Ferrucci, residente a San Jacopo incontrata in via Malta. «L’ultima volta che le hanno rifatte è stato tanto tempo fa - continua Ferrucci - di recente sono venuti a fare tutti gli stalli blu nella piazzetta dove parcheggiano gli automobilisti e nelle vie intorno, ma avrebbero potuto dare una ripassata anche a quelle pedonali». Come sottolineano anche altri residenti della zona, arrabbiati per questa situazione. La scarsa visibilità delle zebrature è un problema anche per chi guida, come testimonia Simone Palmeri: «Io vengo qui spesso in bici o in motorino, e il disagio è evidente soprattutto quando deve attraversare una persona anziana. Sarebbe il caso di rimarcarle, anche per tutti i turisti del lungomare».

Situazione simile anche sul viale Mameli, dove si è concluso da poco il restyling dei marciapiedi. Qui Daniela Sarfatti tiene a precisare che l’attraversamento sotto casa, a ridosso tra via Guerrazzi e via Bonamici, «non si vede proprio, e la scarsa illuminazione dovuta agli alberi lo nasconde a chi arriva in auto. Io non posso camminare in fretta mentre le auto sfrecciano, ho paura soprattutto di sera». Poco più in là, all’incrocio del semaforo “sparamulte” che fa angolo con via Redi, è Francesco Cecchiero a parlare: «Attraversare qui è pericoloso, nonostante il limite di velocità a 30 chilometri orari (in via Redi, ndc) e la presenza di tutta la segnaletica verticale. In particolare nel tratto compreso tra il bar e la caserma dei carabinieri, dove il bianco è quasi tutto cancellato e le auto ti piombano addosso».

L’altra tappa del Tirreno è tra gli edifici del viale Città del Vaticano, all’intersezione “fantasma” con via della Scopaia, di fronte all’oratorio intitolato al vescovo Ablondi. Ogni giorno Eugenio Mazzei passa di lì tenendo al guinzaglio Maya: «Qui le strisce sono sbiadite ovunque, e chi non ha familiarità con il quartiere rischia di non vederle dalla macchina o dal motorino. Io attraverso dove è segnalato, ma mi sentirei più sicuro se il bianco fosse più visibile». Invece è “mangiato” dal tempo e dall’incuria come in tante altre zone della città, dal centro al lungomare.—

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