Il Tirreno

Livorno

Dighe vietate alle barchette, i pescatori sul piede di guerra

Nicolò Cecioni
Dighe vietate alle barchette, i pescatori sul piede di guerra

Livorno, lunedì 8 ottobre davanti ai 4 Mori manifestazione contro l’Autorità Portuale «Il problema della sicurezza non esiste, siamo stanchi di promesse e rinvii»

07 ottobre 2018
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LIVORNO. «L'Autorità Portuale continua a fare soltanto promesse: avevano detto che a luglio i lavori per mettere in sicurezza le dighe del porto sarebbero finiti. Poi hanno slittato tutto ad agosto. È passato anche settembre e non abbiamo più sentito niente da Corsini. Noi pescatori siamo stanchi di essere presi in giro». Il campione di pesca livornese Marco Volpi è in prima linea nella protesta delle associazioni e dei pescatori sportivi livornesi: lunedì 8 ottobre alle 10.30 si ritroveranno davanti a 4 Mori per chiedere che la situazione si sblocchi: «Abbiamo perso l’estate, non vogliamo perdere anche l’inverno», dicono i pescatori.

«La cosa grave - sottolinea Marco Volpi - è che non ci sono novità: nessuno ci ha più fatto sapere niente, sperando che la questione delle dighe interdette finisca nel dimenticatoio. Non è così. Se non riceveremo risposte, inizieremo una protesta, pacifica, ma rumorosa. Diamo alla Port Autority una ventina di giorni, poi se le cose non si risolveranno, saremo tutti i giorni sotto palazzo Rosciano per far sentire la nostra protesta. I lavori sono stati fatti, adesso è tempo che le dighe riaprano». I fatti - come si ricorderà - iniziano lo scorso maggio quando la Port Autority vieta l’ormeggio e il transito sulle tre dighe, Curvilinea, Vegliaia e Meloria, che difendono il nostro porto dalle intemperie.

Subito dopo l'emanazione dell'ordinanza, i pescatori si diressero al MoloNovo per una simbolica protesta e, qualche giorno dopo, venne organizzato pure un sopralluogo per verificare le condizioni delle strutture interdette. «Abbiamo atteso fin troppo pazientemente che dall'Autorità Portuale ci facessero sapere qualcosa - continua Volpi -. I lavori dovevano finire a metà luglio, invece la stagione estiva se n'è andata. Ora non vogliamo perdere anche quella invernale». Il nodo centrale riguarda la sicurezza. «È un problema che non esiste. Se qualcuno si fa male sulle dighe è per la negligenza di chi ci va, non perché sono sdrucciolevoli. Anzi. Sono messe proprio a protezione del porto, figuriamoci se non sono ben salde. Ma uno si può far male lì, come si può far male camminando per strada».

Alla base della protesta c'è anche un discorso economico. «D'estate molte zone sono interdette perché riservate alla balneazione. Con il divieto di andare al Molo Novo e alla Vegliaia, in molti hanno rinunciato a pescare e così tanti negozi di articoli da pesca hanno subito un grosso danno economico perché hanno lavorato pochissimo. Comunque sembra che in futuro, in alternativa, ci potranno essere delle aperture in nuove zone. Ma di Corsini non ci fidiamo più. Ora vogliamo solo certezze», continua Volpi.

A proposito di luoghi per pescare, le promesse di maggio non riguardarono solo i moli. «Avevano promesso - attacca Flavio Cinali, del comitato di protesta - di mettere in sicurezza gran parte del Molo Novo ed entro 20 giorni dall'inizio dei lavori avrebbero messo a disposizione dei pescatori la Diga Meloria, quella del rettilineo con la spiaggetta. Non è stato fatto niente di tutto questo. Così come rimangono interdetti il Molo Elba, Molo Capitaneria, Azimut (detto Morosini), Molo del Faro Azimut (dentro il Morosini) e non possiamo neanche andare a togliere i cartelli (di divieto di pesca, ndr) alla foce dello Scolmatore sia lato Livorno che lato Pisa, come ci era stato detto. In una città di mare come Livorno non si può vietare ai cittadini di pescare».
 

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