Il Tirreno

Livorno

La mia vita nella Setta, così ho perso tutto

Falvia Piccinni - Carmine Gazzanni
Gli autori Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni  e la copertina del libro
Gli autori Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni e la copertina del libro

Pistoia, la testimonianza choc di un’adepta: «Regole ferree, promesse, abusi. Pretendevano 1.200 euro alla volta». Un libro inchiesta

15 novembre 2018
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Anticipiamo per concessione degli autori un estratto di un capitolo del libro “Nella Setta” di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni (Fandango) in cui si pone l’attenzione su un’organizzazione, Archeosofia, che ha la sede principale a Pistoia

Lucia, Milena e Virginia fanno parte di un’organizzazione mai balzata all’onore della cronaca. Incontriamo Lucia per la prima volta in un fast food di domenica. «Mi ero da poco trasferita e non avevo amici. Un giorno ho visto una locandina che proponeva un incontro, in centro, e così sono andata. Poi ho preso parte a una seconda, a una terza, a una quarta conferenza. I temi erano i più disparati, ma tutti tenuti insieme da un interesse spirituale. Ho cominciato a leggere il materiale informativo, e a stringere amicizia con gli organizzatori. Tutto era straordinariamente semplice, loro sembravano lì per accogliermi.» Lucia continua a seguire le attività, le viene domandato di associarsi e decide di farlo. Poi, un giorno, le viene chiesto se non fosse, forse, interessata a sapere qualcosa di più. «Fu un’emozione bellissima. Mi sentii vista. Mi sentii scelta. Mi pareva che, finalmente, qualcuno avesse capito il mio valore». A Lucia viene vagamente presentata la possibilità di diventare un punto di riferimento in loco.

LA FIGURA DELL'ESOTERISTA

Tutto ruota – o, meglio, ruotava – intorno alla controversa gura di Tommaso Palamidessi, “un esoterista eclettico capace di attingere da numerose discipline occulte per farne una sintesi originale sotto il segno del cristianesimo”. Nella sua vita Palamidessi è “astrologo, medium, teosofo, direttore di una scuola di yoga, nonché fondatore di un ordine iniziatico nella Torino degli anni Quaranta”. Nel 1953 si trasferisce a Roma, dove nel 1968 fonda l’Archeosofia, che nella presentazione vergata dallo stesso Palamidessi viene definita “una scuola esoterica”. Alla sua morte, a occuparsi dell’Archeosofia a è il discepolo Alessandro Benassai. Un uomo che ama la musica e comparire in pubblico, meno negli statuti di aziende e associazioni. Nato a Firenze nel 1940, vive a Pistoia. Oltre che ne studioso, è presidente dell’Accademia di Musica Sacra e Direttore del Coro Santa Cecilia. Con Benassai, l’Archeosofia prospera in tutta Italia: sedi dell’organizzazione – tutte molto attive – si ritrovano da Roma a Genova, fino in Germania. «Avevo incontrato alcune volte Benassai – prosegue Lucia –, ma adesso tutto prendeva una nuova luce. Le regole che precedevano l’iniziazione erano ferree: dovevo essere sempre pronta a partire, e ad assentarmi per tre giorni, senza dire niente a nessuno. Neanche a mio marito. Dovevo portare 1200 euro in contanti. E soprattutto dovevo studiare.»

L’INIZIAZIONE

Tutto va in scena durante il 21 giugno, il solstizio d’estate. «Mi chiamarono il giorno prima, e mi vennero a prendere in macchina. C’erano altre quindici persone, non ci fecero vedere dove stavamo andando, e poi una volta arrivati ci ritrovammo in una casa di campagna. Consegnai i soldi, in una busta chiusa.» Soltanto dopo molto tempo Lucia scoprirà – come ci confermano anche Milena e Virginia – che in realtà quello non era un punto d’arrivo, ma di partenza. «Viene ben nascosto che gli stadi sono dodici, in un crescendo di responsabilità e di scoperte. Lo omettono perché, ogni volta, bisogna portare tanti soldi. In contanti. Soldi di cui, naturalmente, nessuno ti fa la ricevuta. Esattamente come avviene per le spese mensili: per anni ho pagato 60 euro per l’associazione all’Archeosofia e 50 euro destinati al sostentamento del guru.»

ALLA SETTA 25.000 EURO MENSILI

Medesima cifra, e medesimo trattamento, per le già citate Milena e Virginia che non solo ci confermano la tariffa fissa destinata a Benassai, ma ci aiutano a fare un conto: considerati circa 500 adepti dell’Archeosofia – unico ordine di questo tipo che accoglie anche le donne –, ogni mese il guru percepisce a nero 25mila euro, 300mila euro l’anno cui si vanno ad aggiungere le vendite dei quadri, i compensi dei concerti, dei seminari, degli eventi. E poi, ancora, la vendita dei quaderni di Palamidessi e tutto l’armamentario richiesto per le cerimonie, dal mantello ai guanti. Domandiamo se non ci sia forse un modo per dimostrare queste elargizioni o per attestare che fossero realmente destinate a Benassai. «No. Venivano raccolte e consegnate al tesoriere, mentre le quote soci si versavano sui conti intestati ai capi-sede che gestivano in tutto e per tutto (dall’affitto alle utenze) gli spazi locati con contratti a loro nome.» Dunque, non ci sono prove: è la parola di queste donne contro Benassai. Ma torniamo all’iniziazione.

LEGATE E INCAPPUCCIATE

«I riti – continua Lucia – si svolgono in un luogo segreto. Per la preparazione preliminare è previsto un ritiro ascetico dove si è sottoposti a lunghe ore di meditazione, semidigiuno e pochissime ore di sonno. Nessuno dei neofiti conosce nulla di ciò che potrà accadere. In realtà, ma questo l’ho scoperto dopo, i rituali sono pressoché copiati da quelli della massoneria. Si viene legati e incappucciati e spintonati in un tempio. Dentro, per essere accolti, si è sottoposti a una sorta di interrogatorio, sempre bendati e legati. «Dopo aver pronunciato il giuramento – prosegue – si è parte dell’ordine e inizia la vera prigionia. Al primo grado di iniziazione scopri che ne seguono altri e che dovrai ancora studiare, fare ascesi, purificarti e privarti della tua vita e poi pagare di nuovo 1200 euro. E di nuovo 1200 euro. E di nuovo 1200 euro. Sempre in contanti». I riti – ci spiegano le tre adepte – sono simili, anche se le richieste si fanno più stringenti man mano che si sale di grado. L’Archeosofia si introduce nelle caserme (…), nel Duomo di Siena, oltre che in varie città dell’intera Toscana, cuore pulsante di questa misteriosa, finora sconosciuta, organizzazione che abbiamo indagato. —


 

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