Il Tirreno

Livorno

Evento record per la diocesi: in 6 diventano prete o diacono - Video

Mauro Zucchelli
Evento record per la diocesi: in 6 diventano prete o diacono - Video

Chi sono i giovani seminaristi ordinati dal vescovo Giusti Maxi-liturgia in diretta Facebook sulla “parrocchia web”

19 novembre 2018
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LIVORNO. «Dove la carità è vera e sincera, là c’è Dio». Nella navata della cattedrale risuona il canto di Marco Frisina che, citando la lettera di san Paolo ai Corinzi, è stata un po’ l’inno-simbolo della Chiesa di papa Wojtyla ma ben si adatta anche all’idea che ne ha papa Francesco. I sei seminaristi si sono appena rialzati: nell’immagine più shocking del giorno che ne segnerà l’esistenza si sono prostrati faccia a terra davanti all’altare. E stavolta non c’è neppure il solito vecchio tappeto a evitare il contatto con la polvere e il marmo diaccio del pavimento: l’hanno chiesto loro.

È il d-day della Chiesa livornese: a quanto è dato sapere, negli oltre due secoli di storia della diocesi non è mai capitato un così alto numero di ordinazioni religiose in contemporanea (due nuovi preti e quattro diaconi).

Più tardi arriva con un doppio gesto ad alto tasso simbolico l’accoglienza da parte dei confratelli che sono già sacerdoti: prima, sfilando per appoggiare l’uno dopo l’altro le mani sulla testa degli aspiranti preti inginocchiati; poi, passando ad abbracciarli, talvolta con il bacio anche sulle mani.

In precedenza, era stato il rettore del seminario, monsignor Paolo Razzauti a presentare al vescovo Simone Giusti i due aspiranti preti e i quattro futuri diaconi: la liturgia prevede che, ad uno ad uno, i sei siano chiamati a promettere «rispetto filiale e obbedienza».

Il primo dei nuovi “don” è Lorenzo Bianchi, livornese, laurea in filosofia, figlio di una coppia di medici: una famiglia assai legata alla figura di un prete fuori dagli schemi come don Antonio Marini, che diventa il tramite con l’esperienza monastica di Sept Fons dove nella spiritualità della clausura trappista incrocia il percorso di un altro livornese, Giovanni Graziani. Ex Salesiani, ha lavorato in tandem con don Gino Franchi alla Seton, poi a Santa Lucia e ora, con don Valerio Barbieri, a S. Agostino.

L’altro neo-sacerdote è Bruno Giordano, origini salernitane, impegnato nella parrocchia di Antignano, dopo aver lavorato al giornale diocesano.

Quanto ai quattro diaconi, vale la pena di segnalare che Alessandro Merlino proviene da Venturina, in servizio nella comunità di Castelnuovo Misericordia, è destinato a prestare la propria opera nella chiesa del Soccorso. Arriva da Bergamo Matteo Giavazzi: curriculum scout, impegno nella casa-famiglia di Quercianella e nella parrocchia di Sant’Anna con don Alberto Vanzi.

Provengono dal Sud invece altri due seminaristi ora ordinati diaconi: sono Vincenzo Cioppa, casertano, e Gerardo Lavorgna, salernitano di Battipaglia. L’uno lavora nella parrocchia ardenzina di San Simone e l’altro in quella di San Pio X con don Luciano Cantini. Ma soprattutto sono l’anima della “parrocchia web”: ieri si sono ritrovati dall’altra parte della barricata, visto che la pagina social (“Simone Giusti”) ha fatto la diretta Facebook dell’ordinazione religiosa.

La liturgia è lunghissima, quasi il triplo di una messa normale. Contrariamente al solito, il vescovo Giusti non sgarra granché dal testo che ha scritto e non si avventura nelle consuete ampie digressioni di carattere civico o sociale sullo stato della città: è un momento in cui la Chiesa parla a sé stessa. Lui, il monsignore-architetto, insiste sul fatto che «il buon pastore dà la vita per le sue pecore» e chiarisce che, nell’ebraico di una civiltà legata alla pastorizia, la parola “gregge” e “fedeli” si assomigliano moltissimo. Ma dare la vita – aggiunge – significa spenderla e l’unico modo per farlo non è con atteggiamento burocratico da prete-funzionario ma di guida appassionata e gioiosa della comunità. —

 

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