Il Tirreno

Livorno

riorganizzazione del 118 

Infermieri al posto dei medici: esposto per esercizio abusivo della professione

G.C.
Infermieri al posto dei medici: esposto per esercizio abusivo della professione

Tutti i sindacati dei medici uniti: «In situazioni d’emergenza certe terapie necessitano di una diagnosi accurata»

26 novembre 2018
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LIVORNO. Si chiama “Protocollo India”: è il piano che il Tirreno ha raccontato due settimane fa riguardante il taglio dei medici dalle ambulanze del 118 e la loro sostituzione con gli infermieri.

Il Protocollo India diventerà operativo a marzo 2019 e prevede per il 118 di Livorno l’introduzione di un’automedica (con medico e infermiere) e lo “svuotamento” delle ambulanze. Attualmente in città le ambulanze con medico a bordo sono tre: una della Svs e due della Misericordia. Tutte resteranno senza dottore e con solo un infermiere e i volontari. L’unico medico che resterà al 118 viaggerà su un’automedica.

Davanti a questo progetto è in corso una battaglia che ha visto una convergenza mai vista in campo medico e che racconta bene la gravità della situazione: quattro sigle sindacali, rappresentative non solo della medicina d’urgenza ma di tutte le categorie, hanno presentato un esposto all’Ordine dei Medici: Snami (sindacato nazionale autonomo medici), Uil-Fpl, Fimmg (federazione italiana medici di famiglia) e Smi (sindacato medici italiani).

Il nocciolo della questione sta tutta nella riduzione dell’impiego dei medici e nel contemporaneo ricorso ad un maggior numero di infermieri.

«Protocolli speculari a quello pronto per Livorno e Pisa - è scritto nell’esposto – sono stati già dichiarati illegittimi per abuso della professione medica in Emilia Romagna, e la Commissione centrale per le professioni sanitarie, diretta emanazione del ministero della Salute, ne ha sancito formalmente l’incompatibilità con il codice deontologico dei medici. Secondo il protocollo che si vuol rendere operativo a Livorno e a Pisa, ai professionisti infermieri sono consentite pratiche di esclusiva pertinenza medica, come la somministrazione di delicatissimi farmaci salva-vita. In situazioni di emergenza procedure, presìdi e terapie necessitano inevitabilmente di un percorso diagnostico accurato prima di essere posti in essere. E se effettuati da personale non medico, configurano senza dubbio alcuno la gravissima ed intollerabile condizione dell’abuso della professione medica».

A questo proposito, l’esposto delle quattro sigle sindacali cita diversi articoli del codice deontologico dei medici. Come, ad esempio, l’articolo 13, che recita: “La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi e cura è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità e deve far seguito ad una diagnosi circostanziata o ad un fondato sospetto diagnostico”.

È soprattutto questo l’articolo del codice che viene sottolineato nell’esposto. «Dei protocolli illegittimi in questione – denunciano i quattro sindacati – s’informa il presidente e il consiglio dell’Ordine dei Medici e si chiede una posizione senza sconti».

L’esposto porta le firme di Alberto Nannelli e Umberto Vetrano per lo Snami di Pisa e Livorno, di Giorgio Fabiani e Nicola Marini per lo Smi di Pisa e Livorno, di Lina Mameli, della Uil-Fpl Medici, e di Daniele Bartoletti per la Fimmg.

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