Il Tirreno

Livorno

Manfredi Potenti (Lega): "Vogliamo espugnare l'ex rossa Livorno"

Mauro Zucchelli
Manfredi Potenti (Lega): "Vogliamo espugnare l'ex rossa Livorno"

Livorno, dopo l'intervista al vescovo (e quelle al M5s Berti e al Pd Romano), parla il deputato e commissario del Carroccio livornese

12 dicembre 2018
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LIVORNO «Ci presentiamo ovviamente con le nostre idee sulla città più ordinata e sicura, ma nel voto amministrativo la concretezza è di per sé il primo requisito: prima della contrapposizione ideologica vale di mettersi nell’ottica di capire cosa fare con quella comunità. E ogni borgo, ogni città ha la sua specificità. Il vescovo ha dato un segnale a tutte le forze politiche, il suo è un ambito che interloquisce con tutti. Poi bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare…». Parole e musica di Manfredi Pontenti. Quarantadue anni, è alla Camera nei banchi della Lega con i voti del Sud Toscana (dall’Elba a Siena-Arezzo) ma con casa a Castiglioncello: Susanna Ceccardi, plenipotenziario di Salvini nel Granducato, ne ha fatto il commissario – l’ennesimo – per mettere in riga la Lega e portarla al voto della prima del prossimo anno. Con una missione esplicita: conquistare l’ex roccaforte rossa, diventata nel 2014 la cittadella-simbolo dei Cinque Stelle.

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Potenti ce la mette tutta per accreditare, accanto al proverbiale “cattivismo” ontologico della Ruspa, un volto del Carroccio molto pragmatico: diciamo un po’ Giorgetti e un po’ Zaia. Con un di più rispetto alla vulgata del salvinismo: prima ancora che diventasse il mantra della nuova Lega che punta quasi esplicitamente a Palazzo Chigi senza intermediari tipo Conte, Potenti ha lasciato nel cassetto le teorie sulla disintermediazione e si è buttato a capofitto in una rete di relazioni con i mille corpi intermedi fatti di gruppi, organizzazioni di categoria, associazioni, comitati. Promettendo, annunciando, spiegando. E un asso nella manica: «Un tempo era il Pci a tenere il legame con Roma, utilizzando anche figure di primissimo piano come Annamaria Biricotti. Adesso siamo noi a dirlo: care categorie economiche, volete che la vostra voce si senta a Roma? Eccoci qui, ci siamo noi».

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In quel sondaggio la Lega figura prima a Livorno, ma M5s e Pd sono a mezzo punto. Si tratta di una corsa a tre per due posti al ballottaggio…

«Siamo primi noi, e senza tener conto dei possibili alleati: il classico tridente del centrodestra, ad esempio…».

Lei sta dicendo: noi siamo primi e abbiamo probabili alleati, gli altri sono dopo di noi e gli alleati li devono andare a cercare…
«Un po’ è così, un po’ no. Nel senso che bisognerà porci nell’ottica di non riproporre semplicemente il centrodestra tradizionale, stavolta con noi della Lega centravanti. C’è bisogno di qualcosa di nuovo».


Voi state cercando il candidato sindaco nelle imprese, nel commercio: avete in mente una operazione Guazzaloca? La sordina alla Lega forcaiola tanto si sa come la pensate, largo a un centrodestra moderato, che schieri “gente del fare”…
«Lei parla di Guazzaloca e lo va a pescare nella Bologna di fine anni ’90. Io lo chiamerei in un altro modo: il modello vincente l’abbiamo sperimentato qui in Toscana a Siena, a Massa, a Pisa, a Grosseto e a Arezzo. Ma abbiamo l’ambizione di dare voce alla città che non si limita a quella parte che già ci votava: stiamo parlando di Livorno, di una città che ha dato un rilevante consenso alla sinistra. È anche a quel tipo di elettorato che vogliamo parlare».


Lo dica una volta senza girarci intorno: la Lega vuol conquistare Livorno?
«Sì. È una responsabilità che abbiamo, è una finale di Champions che vogliamo giocare: un’occasione storica nell’ex roccaforte rossa».


“Ex” lo è di sicuro, “rossa” chissà: semmai siete voi a essere d’un verde sempre più nero. La Lega flirta con movimenti di estrema destra.
«Non sono ipocrita, certi gruppi guardano a noi. Ma non mi sembra che in Toscana il radicalismo di destra abbia snaturato la nostra proposta. C’è, ma semmai vedo che è il radicalismo di estrema sinistra a influire invece parecchio sull’amministrazione M5s di Nogarin...».


Non è la stessa cosa: lei si riferisce alle lotte sociali di movimenti di base...
«Li chiami come vuole: se gli elettori ci premieranno, state tranquilli che non faremo lo stesso errore di Nogarin. Sonjo l’espressione di un disagio sociale? Ok, lo si affronti e lo si risolva: ma tollerare le occupazioni abusive non è una soluzione».

Alleati a Roma, avversari a Livorno?
«Prendo atto che il M5s livornese guardi spesso a sinistra, anzi a realtà che sono vicine all’antagonismo. Noi vogliamo dare voce e rappresentanza a una Livorno ben diversa».


Al di là di chi volete rappresentare voi e chi il M5s, c’è un grosso problema sociale che rischia di esplodere: il vescovo l’ha ripetuto tante volte. E ora mette lì un’idea: invece del reddito di cittadinanza, un servizio civile formato maxi per dare un qualche sostegno...
«Bisogna vedere. Capisco che un vescovo parli la lingua del Vangelo, ma chi amministra sa che deve far quadrare i conti. E allora, sulla base anche del decreto sicurezza, dico che bisogna indirizzare la spesa prima di tutto verso i nostri fratelli italiani, se non possiamo garantire a tutti un appoggio e un’opportunità. Insomma, se si pensa a un super servizio civile esteso anche ai richiedenti asilo, dico che è meglio pensarci bene e non avventurarsi in assistenzialismo fine a sé stesso».

 

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