Il Tirreno

Livorno

Il regista del video del maiale macellato: «Una leggerezza, ma non siamo mostri»

Federico Lazzotti
Il regista del video del maiale macellato: «Una leggerezza, ma non siamo mostri»

Constantin, 44 anni romeno, da due e mezzo vive al Picchetto, si difende: «È una tradizione come per voi fare l’albero di Natale, adesso abbiamo paura»

16 dicembre 2018
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LIVORNO. «Sono arrivati a darci dei cannibali, ma si rende conto? È vero, forse abbiamo commesso una leggerezza, potevamo informarci prima e meglio. Ma non siamo dei mostri. Per noi macellare il maiale l’8 dicembre è come per voi fare l’albero di Natale. In Romania è una tradizione che si ripete in tutte le case. Invece adesso ci trattano come delle bestie, peggio degli assassini, e soprattutto questa storia ha preso una piega politica per buttare giù Nogarin...».

Si chiama Constantin «non metta il cognome, la prego: lavoro come corriere e ho paura che adesso mi licenziano», ha 44 anni, da più di due vive con la moglie e la figlia al palazzo del Picchetto, la struttura occupata a due passi da via Grande, ed è il “regista” del video registrato sabato scorso nel quale viene macellato un maiale. Un filmato che ha scatenato lo sdegno in città, portato il coordinatore di Fratelli d’Italia a presentare un esposto e messo di nuovo il Picchetto al centro del dibattito politico.

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Perché ha deciso di parlare?

«Perché questa storia mi ha scosso. Ci stanno facendo passare peggio degli assassini e non lo trovo giusto. Voglio difendermi, cercare di spiegare le nostre ragioni. Mia moglie è già andata alla polizia: non abbiamo nulla da nascondere. E poi un’altra cosa: non abbiamo ammazzato il maiale dentro Picchetto, lo abbiamo comprato il giorno prima a Piombino in un allevamento per 350 euro».

Certo, però il video fa effetto. E poi girato all’interno di una struttura occupata, in pieno centro, sembra la prova che all’interno del Picchetto si possa fare qualsiasi cosa?

«Capisco, ma per noi, le ripeto, è una cosa normale. Siamo ortodossi, non pensavamo di scatenare questo casino. Quando abbiamo visto che il video su Facebook, che non ho messo io, aveva avuto certe reazioni lo abbiamo tolto».

E poi?

«Ci siamo informati per capire quale poteva essere il reato che abbiamo commesso. Abbiamo consultato anche un’associazione che si occupa di tradizioni romene e i hanno tranquillizzato. Poi quando abbiamo visto l’ennesimo articolo sul giornale siamo andati anche alla polizia perché non abbiamo nulla da nascondere».

Se a livello di ordine pubblico fa specie che venga macellato un maiale a due passi dalla strada dello shopping, a livello penale l’esposto parla di macellazione abusiva.

«Ho letto, parlano di come possiamo aver smaltito le viscere dell’animale, ma non sanno che del maiale non si butta via niente, nemmeno le unghie. Noi ci abbiamo fatto le salsicce e abbiamo organizzato una cena e un pranzo con una decina di amici e poi abbiamo regalato buona parte di quello che era avanzato. Noi abbiamo fatto tutto in buona fede. Ecco perché non mi sento colpevole e non volevo fare dispetto a nessuno».

Sembra che adesso abbia paura...

«Sì, abbiamo paura. Ma non per il maiale, ora abbiamo paura di essere sgomberati e di restare senza un tetto».

Ci racconta allora com’è la situazione dentro al Picchetto?

«Adesso molto meglio. Dovrebbero smetterla di dire che tutto quello che accade in centro è colpa del Picchetto. È vero, fino a qualche tempo fa c’erano una sacco di delinquenti ma, ora è diverso».

Lei e la sua famiglia come siete finiti a vivere là?

«Fino a tre anni fa lavorava anche mia moglie, poi lei ha perso il lavoro e non ce l’abbiamo più fatta a pagare affitto e bollette. Via Facebook abbiamo conosciuto una persona che ci ha detto di andare al Picchetto».

C’è chi sostiene che per aver un stanza si paga ed esista un racket dei posti letto.

«Noi non abbiamo mia pagato nessuno».

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