Il Tirreno

Lucca

«Calci e pugni dai ladri ci hanno rubato la pace»

di Gianni Parrini
«Calci e pugni dai ladri ci hanno rubato la pace»

La moglie dell’uomo aggredito in casa da due banditi racconta la notte da incubo «Dopo 35 anni per la prima volta ho paura a dormire qui. Mio marito è affranto»

18 dicembre 2017
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LUCCA. «Come sta mio marito? Gli viene da piangere…». La signora Antonella Stefanini da oltre 35 anni vive in una graziosa villetta bifamiliare che divide con la famiglia della sorella nella zona collinare del Turchetto, alle porte di Montecarlo. Sabato notte, per la prima volta in questo lungo arco di tempo, la 61enne padrona di casa ha avuto paura a dormire nella sua abitazione, quella in cui lei e suo marito hanno trascorso metà della vita, crescendoci due figli e custodendovi affetti, sentimenti e una serie infinita di ricordi materiali e immateriali. Sabato notte quel “rifugio” non le sembrava più lo stesso: due ladri l’hanno violato entrando da una finestra e portandosi via bracciali, anelli e altri oggetti in oro del valore di 5-6mila euro. Ma soprattutto l’intrusione dei criminali ha incrinato il senso di sicurezza che quelle mura domestiche avevano dato sino ad allora alla signora Antonella e alla sua famiglia. Non solo. Una volta scoperti i due banditi si sono trasformati in feroci rapinatori: il marito Francesco Secchiaroli, 68 anni, capotreno in pensione, li ha colti sul fatto e per tutta risposta è stato picchiato selvaggiamente in casa propria. Per questo quando ci ripensa gli viene da piangere. Perché non sono cose che si possono accettare.

Una luce nel buio. Nel primo pomeriggio di ieri il signor Francesco, che molti in paese chiamano Francois per gli anni che da bimbo ha trascorso in Francia, riposava e soprattutto cercava di non pensare a quel brutto episodio. Sul corpo ha riportato lesioni che i medici del pronto soccorso hanno giudicato guaribili in sette giorni, ma i graffi che ha subito nell’anima probabilmente non guariranno mai. Così a prendere la parola per raccontarci l’accaduto è la moglie Antonella, 61 anni. «Eravamo a cena dai miei genitori, che abitano nella casa sull’altro lato della strada – racconta la donna – Attorno alle 20,45 mio marito è tornato un attimo a casa per vedere se il fuoco nel camino era ancora acceso. È entrato in sala e si è accorto che nel reparto notte c’era una luce. Ha pensato che fosse tornato mio figlio e ha cominciato a chiamarlo: «Federico che ci fai con la torcia?». Non sentendo risposta ha provato ad aprire la porta ma l’ha trovata chiusa a chiave. A quel punto ha capito che di là c’erano dei ladri. Così ha cominciato a gridargli contro: “Aprite, andatevene via, maledetti”. Quando i malviventi hanno capito che stava telefonando a mio figlio per dare l’allarme hanno aperto la porta e sono usciti. Mio marito gli si è parato davanti ed è stato travolto da calci e pugni. Lui è caduto a terra e loro sono usciti dal reparto notte, poi hanno tenuto chiusa la porta a vetri per impedire a mio marito di raggiungerli. Francesco è andato alla finestra della camera di mio figlio e si è messo a urlare per chiedere aiuto, ma nessuno lo ha sentito. Così è tornato alla porta, che stavolta era aperta perché i ladri se ne erano andati davvero. A quel punto è venuto a casa di mia madre e ci ha raccontato l’accaduto».

Ripartenza difficile. Nonostante i modi gentili con cui ci accoglie, sul volto e nel tono di voce della signora Antonella si percepiscono inquietudine e paura. «Come sta mio marito? È affranto. È felice solo di essere stato solo di fronte a quei due malviventi. Fino allo scorso anno nostra figlia e nostra nipote di cinque anni vivevano qui e il sabato sera, dopo la usale cena da mia mamma, Francesco e la piccola erano i primi a rientrare a casa. Non voglio neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere se ci fosse stata anche lei. Come si riparte? Con difficoltà. Ci hanno portato via la pace. Stanotte non volevo neppure dormire in casa. È rimasto mio figlio a farci compagnia ma anche lui stamani, quando ha sentito gli scoppietti della stufa a pellet, si è svegliato di soprassalto per la paura. Armi non ne abbiamo e sinceramente non ne vorrei mai avere, ma così non si può andare avanti. Servono maggiori controlli sul territorio, inutile girarci intorno».

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