Il Tirreno

Lucca

il lutto 

Lacrime e abbracci per l’addio a Marino Nelli

Federica Scintu
Lacrime e abbracci per l’addio a Marino Nelli

Chiesa gremita ieri per l’ultimo saluto al quarantottenne morto sabato in un incidente stradale avvenuto sul Brennero

15 novembre 2018
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LUCCA

«Non è vero che Marino non c’è più, c’è anche di più: Marino è dentro la vita». È commosso don Luigi Sonnenfield: davanti a lui i volti e le lacrime dei tantissimi che ieri pomeriggio si sono ritrovati nella chiesa di San Pietro a Vico per l’ultimo saluto a Marino Nelli morto a 48 anni in un incidente stradale avvenuto all’alba di sabato sul Brennero, a pochi metri dalla sua casa, a pochi metri da Francesca, sua moglie, e dalla loro bambina di sette anni. Ci sono gli occhi lucidi dei suoi familiari, i colleghi di lavoro col capo chino e la felpa arancione della Toscana Ondulati di Marlia, azienda per quale Marino ha lavorato per 20 anni ma anche i suoi compagni di podismo oltre a numerosi rappresentanti del mondo del teatro cittadino e delle istituzioni locali: dal sindaco di Lucca Alessandro Tambellini ad alcuni rappresentanti della giunta come Gabriele Bove, Francesco Raspini e Celestino Marchini ma anche del consiglio comunale come Donatella Buonriposi e Renato Bonturi.

Rita Nelli, sorella della vittima nonché consigliera comunale a Lucca, ha voluto ringraziarli tutti alla fine di una cerimonia toccante e sentita, ha voluto «stringerli in un abbraccio collettivo»: parole commoventi terminate con un applauso caloroso esploso quasi a contraccambiare quel gesto così altruista. Una funzione che è cominciata con alcune parole pronunciate anche con un pizzico di rabbia da parte di don Sonnenfield, addolorato per una vita spezzata troppo presto. Un senso di ingiustizia al quale il parroco risponde sostenendo che «alla vita non si possa chiedere di essere giusta perché la vita è un’energia, una forza» e che allo stesso tempo non ci sia «da cercare una giustizia da parte di Dio». «Se Dio fosse stato giusto - ha implicitamente domandato don Sonnenfield - perché Marino? Perché non io che sono vecchio che non ho nessuno sulle spalle. Io non riesco a trovarne un motivo che me lo faccia considerare e tantomeno amare quel Dio che si nasconde quando dovrebbe essere più presente. Dall’alto non viene niente - ha continuato visibilmente commosso - è dal basso che nascono le cose. È inutile chiedere dov’è Dio, perché si nasconde. Mi convince di più Gesù, nel suo morire inchiodato sulla croce, prendendosela tutta addosso, cercando di convincere gli umani a ragionare partendo dal cuore. Gesù muore e appare sconfitto ma muore perché deve dire a noi di non avere paura della morte mai, occorre rinascere nello spirito». L’omelia si è sviluppata poi attorno all’elemento dell’acqua che, ha detto il parroco, «ci aiuta a vedere questo momento non come una scomparsa ma come un tentativo di essere ancora di più in mezzo a noi». Poi il riferimento al cibo che mangiamo che non scompare ma si trasforma in energia, in vita. «Non so dov’è Marino - ha detto - ma posso immaginarlo perché l’acqua è anche profondità. Marino è dentro la vita. Non è vero che non c’è più, c’è ancora di più. Ma dobbiamo guardare dentro di noi per vederlo. Io l’ho conosciuto durante la preparazione del presepe dello scorso anno. Direte voi, ti basta questo? Sì mi basta, ci basta pochissimo: un bacio una carezza, un “ci vediamo stasera”. Ma ci sono delle sere che sembrano allontanarsi...». —

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