Il Tirreno

Lucca

IL PERSONAGGIO DELLA SERIE D 

Dell’Orfanello, Brasile e ritorno «Assorbo i consigli di Pagliuca»

Michele Citarella; / GHIVIZZANO
Dell’Orfanello, Brasile e ritorno «Assorbo i consigli di Pagliuca»

Il terzino sinistro del GhiviBorgo ha già segnato un gol e ha collezionato un assist Emigrato con la famiglia a Rio de Janeiro ha militato nel vivaio del Flamengo

23 ottobre 2018
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GHIVIZZANO

Storia di emigrazione, di ritorno in Italia e storia di calcio. Le fortune del GhiviBorgo nella scelta dei giovani under si legano strettamente a quelle del ritorno in Italia di Aldo Dell’Orfanello, padre di Ugo, terzino sinistro classe 2000 che si sta mettendo in mostra tra i giovani più interessanti della D. A favore di questo ragazzo dall’accento portoghese anche se in Italia da soli tre anni, parlano i numeri: sempre titolare in questo scorcio di stagione, tanti chilometri percorsi sulla corsia mancina per garantire entrambe le fasi, cui si aggiungono un gol (contro il Tuttocuoio) e un assist, quello decisivo di domenica scorsa contro il Cannara. La storia inizia con l’emigrazione della zia di Ugo, sorella di papà Aldo che segue con passione le vicende sportive dei figli Ugo e Bruno, difensore del Vorno, militante in Eccellenza. Aldo coltiva la passione per il calcio fin da piccolo. I suoi sogni di diventare calciatore professionista si infrangono a 16 anni, quando un infortunio lo tiene per anni lontano dai campi di gioco. La vita di Aldo cambia con la prematura scomparsa del padre a causa di un infortunio mortale in ferrovia. Da lì la scelta di emigrare in Brasile, dove abita la sorella. In Sud America, Aldo fa fortuna, tirando su dal nulla un’impresa di trasformazione di metalli e preziosi. Qui conosce Suzanna e mette su famiglia. Nonostante la militanza dei due gemelli nelle giovanili del Flamengo e la vita agiata a Rio De Janeiro, la famiglia sceglie di tornare in Italia. «Dopo poche settimane – racconta Ugo, mi sono trovato nella favolosa realtà del Tau Calcio, grazie all’interessamento di Andrea Motroni, persona favolosa insieme a tante altre conosciute nel pallone della Lucchesia. Al Tau ho fatto tanta tattica, mentre a Rio De Janeiro partecipavo ad allenamenti basati sulla tecnica individuale. La tattica non è noiosa, aiuta a crescere». Grazie a questa mentalità, Ugo si ritrova al GhiviBorgo, principale realtà dilettantistica della Lucchesia: « Ho ancora tanto da imparare, ma mi godo nel frattempo la categoria prestigiosa e gli insegnamenti di Pagliuca». L’enfant prodige dei clochoneros parla del suo tecnico: «Un grande motivatore, per noi ragazzi è fondamentale il suo insegnamento. Fino ad ora ho giocato a sinistra sia con una difesa a quattro sia come laterale di una linea a cinque. Obiettivi? Mio padre è stato chiaro. Niente calcio senza studiare. Così frequento il quarto anno dell’istituto tecnico per geometri a Porcari. Non voglio pormi limiti: punto a fare il calciatore di categorie superiori, sperando di fare del calcio la mia professione». Nato in Brasile, ma a tutti gli effetti italiano, cosa farebbe se dovesse trovarsi nella situazione di Allan o Jorginho, calciatori che come lui sono nati in Brasile, ma con passaporto italiano. Quale nazionale sceglierebbe? «Sarebbe una scelta difficilissima. Ho padre italiano e mamma brasiliana. Torno ogni anno a Rio per trovare i parenti, ma credo alla fine sceglierei gli azzurri: il modo di fare calcio in Italia mi ha entusiasmato». —

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