Il Tirreno

Don Euro incombe, ma non rovina la festa

di Alessandra Vivoli
Don Euro incombe, ma non rovina la festa

Il cardinale: la vicenda che ha scosso la vostra Diocesi interferisce con questa giornata. Non ci sono state contestazioni

05 ottobre 2017
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MASSA. «Questa è una bella festa condizionata dalle vicende che hanno scosso la vostra comunità».

Queste parole, pronunciate dal segretario dello stato Vaticano, Pietro Parolin danno l’esatto senso di quanto è accaduto ieri in città in occasione di una festa del patrono che non è stata uguale a tutte le altre. E, come ha spiegato bene il cardinale Parolin, la vicenda di don Euro (anche se il riferimento esplicito non verrà mai fatto) «ha interferito nella giornata di festa» senza però rovinarla.

È un clima particolare quello che si respira in via Cavour, davanti ai locali delle suore missionarie di via Cavour. Tonache, tante tonache. E polizia, tanta polizia, basta girare l’angolo verso piazza Aranci per vedere i mezzi delle forze dell’ordine.

Da una parte la festa di paese, con le bancarelle e i brigidini. Dall’altra - proprio qui in una via Cavour assolata dalla temperatura quasi estiva - l’attesa per la visita del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano. Il numero due della Santa Sede che arriva a Massa nel giorno della celebrazione del suo patrono, San Francesco e in uno dei periodi più delicati per la Curia di Massa-Carrara e Pontremoli dove è esploso il caso don Euro e dove, soprattutto, proprio per questa stessa vicenda, è finito sul registro degli indagati, insieme a don Luca Morini anche il vescovo, monsignor Giovanni Santucci.

Un clamore, quello per le vicende documentate, e in televisione e sui giornali e finite nei faldoni della Procura, di don Euro e dei suoi incontri con i giovani escort, che arriva anche fuori dal portone di legno marrone dei locali delle suore dove i parroci della Diocesi hanno incontrato proprio il numero due del Vaticano.

Pietro Parolin arriva in perfetto orario, poco dopo le 16 e 30. Arriva a piedi, cammina con calma e si ferma a salutare la gente che lo ha atteso o che semplicemente passeggia lungo via Cavour e si avvicina per stringergli la mano.

Prima di lui sono sfilati i parroci della Diocesi: sono arrivati alla spicciolata e si sono infilati dentro ai locali delle suore. Il clima, prima della riunione dei sacerdoti, non tradisce alcuna tensione. Certo, non c’è molta voglia di parlare, ma il momento è solenne e i parroci entrano in tutta fretta, pronti a ricevere il cardinale.

Nessuna tensione nemmeno fra la gente: chi si aspettava appelli, la richiesta di una presa di posizione dal segretario del Vaticano, è rimasto deluso. Perché chi si è avvicinato a Pietro Parolin lo ha fatto solo, qui in via Cavour, per stringergli la mano. Per fargli gli auguri.

Nessun accenno alla vicenda che, come lo stesso cardinale ha dichiarato, ha interferito nella giornata di festa. E forse il termine utilizzato è proprio quello più appropriato: la vicenda della indagine della Procura che ha coinvolto in primis don Euro e, anche se con posizione completamente diversa, il vescovo, ha solo interferito con la grande festa per il patorno.

Ma non l’ha guastata. È come se il clamore della vicenda fosse davvero rimasto fuori da quel portone marrone delle suore. E fuori dalla massiccia porta della cattedrale dove si è svolta la messa solenne dedicata a San Francesco. Anche se il caso «non si può ignorare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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