Il Tirreno

Agri marmiferi, le due vie di Massa e Carrara

di Libero Red Dolce
Agri marmiferi, le due vie di Massa e Carrara

Berti: «Per approvare il regolamento serve modificare la legge 35». L’amministrazione a 5 Stelle invece va avanti

21 novembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





MASSA. La bozza del regolamento degli agri marmiferi, un anno fa arrivava sulla scrivania del vicesindaco Uilian Berti, insieme alla speranza che si fosse imboccata la strada dell’approvazione. Passati 12 mesi la situazione è tale e quale: siamo ancora alla bozza, ferma nei cassetti. Per il vicesindaco il problema è che «la Regione sta modificando la legge 35, che è piena di incongruenze». Fino ad allora niente regolamento. Non si tratta in effetti di questioni di poco conto. Le legge regionale 35, così com’è scritta, è piena di ambiguità. Non entra nello specifico nel definire concetti come filiera corta o del valore di mercato. «Sono questioni basilari, sono fermi tutti i comuni apuo-versiliesi», puntualizza Berti - ci sono problemi sul meccanismo della tassazione, su come definire la filiera corta». I lavori in commissione regionale sono partiti ad aprile e forse finiranno a giugno 2018. «Abbiamo evidenziato degli aspetti della normativa attuale che rendono impossibile stendere un regolament », dice perentorio Berti.

Anche Rifondazione comunista, con una nota di Nicola Cavazzuti alza la sua voce critica contro l’assenza del regolamento. «Abbiamo sempre evidenziato quanto l’assenza di un regolamento degli agri marmiferi e una vigente legislazione con oltre 160 anni di anzianità non faciliti certo la gestione del mondo marmo», scrive in un comunicato.

Nella commissione regionale ambiente siede, e ne è vicepresidente, il consigliere regionale 5 Stelle Giacomo Giannarelli. La “sua” amministrazione, quella di Carrara guidata dal sindaco Francesco De Pasquale, ha annunciato che è partito l’iter per l’approvazione del regolamento comunale. Una politica diversa dunque rispetto ai vicini massesi: si va avanti con la legge attualmente in vigore. Ma ha senso? «Esiste un quadro normativo ed è quello che ci consegna la legge 35 – spiega Giannarelli – per quanto ambiguo e lacunoso. In base a questo, la commissione ambiente del Comune di Carrara va avanti. Il fatto che si stia discutendo non deve essere un motivo per ritardare per le amministrazioni locali, peraltro le proposte di modifica lo rendono ancora più ambiguo». Sorge il dubbio che andare avanti possa essere un rischio, con l’approvazione di un piano comunale che poi verrebbe impugnato davanti al Tar. Non secondo Giannarelli: «Nella legge regionale c’è scritto che per fare i piani di bacino bisogna fare degli obiettivi di sostenibilità, che dovrebbero redigere Irpet e Università di Siena, che però mancano. Carrara sta valutando se potersi rivolgere a consulenti esterni per farli, per evitare di fare cose sulle quali poi bisogna rimetterci mano. Non siamo sprovveduti: ci sono atti di pianificazione, come il Pit, firmato da Regione e Ministero dell’Ambiente. Lì ci sono delle indicazioni precise, su filiera corta, risorse idriche. Se nel regolamento urbanistico ne tieni conti e ne dai una lettura restrittiva, prudenziale, difficilmente ti sbagli».

Primo piano
Il rapporto della Regione

Turismo, la costa toscana si prende la rivincita sulle città d’arte: il bilancio, la classifica e le strategie per il futuro

di Martina Trivigno