Il Tirreno

Investì e uccise il fratello, dal carcere scrive al Tirreno

Alessandra Vivoli
Investì e uccise il fratello, dal carcere scrive al Tirreno

Massa, la lettera di Marco Casonato: parlo molto con il cappellano, la religione ha un ruolo importantissimo

17 dicembre 2017
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MASSA. Si rivolge al fratello Piero chiamandolo “il mio povero fratello”. Parla del pool di legali messi insieme per la sua difesa. E parla, o sarebbe meglio dire scrive, del ruolo fondamentale che sta avendo per lui, in questo difficile momento, la fede. Sono questi gli elementi contenuti nella lettera che Marco Casonato in carcere con l’accusa di aver ucciso - il primo novembre scorso - il fratello Piero nel cortile della dimora di famiglia, Villa Massoni (nella foto sotto, la scena del delitto), ha inviato al caposervizio de Il Tirreno di Massa-Carrara.


La lettera di Marco Casonato. Parla della fede Marco Casonato. E della sua vita in carcere.
«Qui c’è un eccellente cappellano, sempre impegnato con i detenuti, ma anche con i fedeli della sua parrocchia. Nei luoghi di sofferenza e di bisogno finisce sempre che trovi una suora o un prete a prodigarsi. Non bisognerebbe mai dimenticarlo. Ho avuto il piacere di apprendere che è stato allievo in seminario del mio parroco di quando ero bambino ed è una continuità che contribuisce molto al mio tranquillo tran tran quotidiano ed al senso di continuità della mia esistenza». «Un riferimento rassicurante - continua la lettera di Marco Casonato - con cui anche discutere di attualità con franchezza e ampiezza di vedute». «Nel carcere - conclude - sono presenti anche altri tipi di rappresentanti religiosi, quando posso dialogo volentieri anche con loro. La religione ha, o comunque può avere, un ruolo importantissimo nella convivenza umana». Queste le parole che Marco Casonato ha indirizzato al nostro giornale. Intanto il pool dei suoi legali attende l’esito dei rilievi tecnici disposti dalla Procura per ciò che riguarda il fratricidio consumato da Marco Casonato ai danni del fratello Piero.


Il custode giudiziario. Intanto per quel che riguarda la situazione di Villa Massoni il custode giudiziario nominato dal tribunale, l’architetto Corrado Lattanzi, sottolinea alcuni aspetti legati al suo delicatissimo ruolo. «Il mio compito è quello di tenere sotto controllo eventuali criticità affinché da una parte non aumenti lo stato di degrado della dimora storica e dall’altro venga messa in atto la massima sicurezza - spiega l’architetto Lattanzi - Non dimentichiamo infatti che dal primo novembre a oggi sono stati messi in atto tre furti all’interno della villa. Il mio ruolo di custode giudiziario prevede che sia proprio io a sottolineare le varie criticità e fare in modo che la situazione della villa sia sempre sotto controllo».

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