Il Tirreno

Rigoni lancia l’attacco e il Pd non risponde

Rigoni lancia l’attacco e il Pd non risponde

Nessuna replica dei democratici accusati dall’onorevole di non sapere decidere Ma Leu si fa avanti: diteci che volete fare altrimenti siamo pronti ad organizzarci

28 febbraio 2018
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MASSA. Non raccolgono, non replicano. Non un comunicato, non una nota ufficiale, non una dichiarazione. Andrea Rigoni, senza tanti giri di parole, li attacca e loro, i segretari del partito democratico, Luca Perinelli (al comunale) ed Enzo Manenti (al provinciale), scelgono il silenzio.

L’onorevole Rigoni, lunedì sera, durante la presentazione del libro su Moro di Gero Grassi, non le manda a dire, sferra un attacco diretto, accusa la classe dirigente democratica di non saper decidere («Perché c’è una classe dirigente locale?«), di non pronunciarsi sulle primarie per la poltrona a sindaco, di non esprimersi sull’operato di Alessandro Volpi, di essere eterodiretti. Di rischiare il sesto commissario o «scagnozzo di Firenze» come lui lo definisce. Perché di Firenze - Rigoni rincara pure la dose - siamo la periferia. Attacco secco a cui, però, la replica non c’è. Forse il Pd serra i ranghi e conta di presentarsi il più unito e pacificato possibile alle politiche di domenica, forse preferisce valutare, forse Rigoni davvero politicamente è ancora vivo e vegeto e pesa. Forse qualcuno (i menchiniani?) si aspettava che fosse lui, lunedì, a dire sì alle primarie ricalcaldo le dichiarazioni della scorsa estate. Forse. Di certo c’è l’assenza di replica. A raccoglier la palla qualcuno c’è perchè a star silenziosa Leu (Liberi e uniti) ci pensa neanche. Con una nota del coordinamento comunale, lancia il suo ultimatum al Pd. Un aut aut: o ci dite che volete fare, o noi ci organizziamo e scendiamo in pista da soli, forti di una esperienza amministrativa di 5 anni nella giunta Volpi. Sono in Leu, infatti sia il vicesindaco Uilian Berti, sia l’assessore Elena Mosti.

«I nuovi vertici del Pd -apre la nota - devono dire qual è la strada che intendono seguire: andare avanti con lo sviluppo delle politiche del centrosinistra, valorizzando il lavoro svolto dall’amministrazione o Volpi, oppure effettuare un’inversione di rotta, una svolta neocentrista d’impronta conservatrice connessa alla candidatura dell’avvocato Sergio Menchini. Devono scegliere ben sapendo che la seconda ipotesi dissolverebbe l’attuale centrosinistra aprendo le porte al centrodestra e ai 5Stelle. Serve una risposta chiara e univoca. O questa situazione di stallo cessa oppure Liberi e Uguali che appoggia l’attuale amministrazione e ne è parte fondante, trarrà le conseguenze. Siamo pronti a fare appello alle forze progressiste affinché il progetto riformatore inaugurato con vere primarie 5 anni fa possa proseguire costruendo un nuovo schieramento cittadino». Leu vede «un Pd che ha mancato l’occasione congressuale per comporre una sintesi». Insomma per Leu il Pd è tutt’altro che pacificato. «La questione Ru - proseguono Liberi e Uguali - è emblematica: una alleanza trasversale tra settori del Pd egli Arancioni rischia d’impedirne l’approvazione, usando la mancanza di numero legale per tentare di logorare l’amministrazione Volpi e riuscire ad attuare una Restaurazione istituzionale che legittimi le primarie. Primarie che sono funzionali solo per chi non può dichiarare gli interessi particolarissimi che rappresenta. Basti osservare la subalternità di alcuni settori del Pd rispetto agli Arancioni, alfieri della candidatura Menchini. Candidatura attorno alla quale si addensano gli interessi particolari e delle lobby, dalle cave alle colonie, avversi all’opera riformatrice della amministrazione Volpi. Prova ne è l’apparizione in scena del consigliere del Pd, Luca Anghelè ch, non sappiamo quanto sia consapevole della parte affidatagli nella commedia. Dietro le quinte si stagliano alti i profili di chi magari sta manovrando proprio i fili della sua autocandidatura: Federico Uzzo (eletto nel 2016, responsabile del gruppo di lavoro sull’Ru della 28 Aprile) e Giuliano Minuto. L’unico effetto dell’autocandidatura di Anghelè, infatti, se portata avanti, sarà quello di attivare i meccanismi statutari che consentano la richiesta delle primarie. L’intersecarsi di queste iniziative politiche ha però un evidente limite: quello di non corrispondere ai reali bisogni della città».(c.s.)



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