Il Tirreno

Caso don Euro, si decide la posizione del vescovo

di Alessandra Vivoli
Caso don Euro, si decide la posizione del vescovo

Giovanni Santucci e l’ex sacerdote Emiliano Colombi oggi davanti al gup Il monsignore è accusato di tentata truffa e impiego indebito di denaro

05 aprile 2018
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CARRARA. Potrebbe essere quella di stamani la giornata decisiva per decidere le sorti del vescovo della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, coinvolto nella vicenda di don Luca Morini, per tutti ormai don Euro.

Il vescovo dovrà rispondere dell’accusa di tentata truffa e impiego indebito di denaro: il gup dovrà decidere se mandarlo o meno a processo.

La prima udienza preliminare, l’8 marzo scorso, si è conclusa con un nulla di fatto.

Il monsignore (assistito dall’avvocato Adriano Martini) non si era presentato all’udienza davanti al giudice Giovanni Maddaloni. Stesso profilo scelto dall’ex sacerdote Emiliano Colombi (difeso dai legali Giuseppe Del Papa e Maria Cristina Babboni).

Quello dell’otto marzo scorso non era stato - come molti credevano - il giorno decisivo. L’udienza è durata infatti solo una decina di minuti ed è iniziata con un’ora e un quarto di ritardo rispetto al previsto (era fissata per mezzogiorno). Tutto rinviato quindi a oggi per un vizio di notifica: mancava infatti la citazione della Diocesi come parte offesa. Quindi davanti al gup e al pubblico ministero Alessandra Conforti c’era stato un puro e semplice passaggio tecnico per mettere in agenda il rinvio all’udienza di oggi. I legali di Santucci e di Colombi avevano intanto annunciato che non avrebbero fatto ricorso a nessun rito alternativo.

La posizione di don Euro. Solo la posizione di Luca Morini resta stralciata: per lui è previsto il giudizio immediato ed è già in calendario per il prossimo 13 giugno. Una scelta, quella della difesa Morini per procedere il prima possibile all’accertamento dei fatti davanti a un giudice investito di pieni poteri e che possa sentire i testimoni. I suoi legali infatti, Tullio Padovani e Giovanni Barsotti, hanno chiesto per Morini il giudizio immediato, saltando così l’udienza preliminare.

I rinvii a giudizio. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti e tre gli indagati (con capi di imputazione diversi) coinvolti nell’inchiesta relativa a don Euro. Un’inchiesta complessa e delicata che ha aperto una pagina dolorosa per curia apuana. Migliaia di pagine, che ricostruiscono una storia di truffe, ai danni dei parrocchiani, di estorsione, nei confronti del vescovo e delle suore di Casa Faci, a Massa, costrette a sborsare 400 euro per non vedere cancellata la messa in memoria delle sorelle defunte. Una vicenda in cui si parla di soldi, quelli che il parroco riusciva a mettere insieme e che, anziché finire a sostegno delle famiglie disagiate, dilapidava - secondo la Procura - in festini con escort gay. Fu proprio uno di loro, l’avvocato napoletano Francesco Mangiacapra a fare scattare le indagini. C’è questo è molto altro nella ricostruzione della Procura di Massa-Carrara finita nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. E adesso con la richiesta di rinvio a giudizio.

La posizione del vescovo e dell’ex sacerdote Colombi. Stamani davanti al gup sfileranno (se non loro i loro legali) il vescovo Giovanni Santucci e l’ex sacerdote Emiliano Colombi, che deve difendersi dall’ipotesi accusatoria di ricettazione.

Monsignor Giovanni Santucci risulta indagato per "impiego indebito di denaro" e "tentata truffa" a seguito di due episodi accertati dalla magistratura: «Prelevò 1. 000 euro dal fondo della Fondazione Pie Legati, che raccoglie le elargizioni dei fedeli di tutte le curie italiane per consegnarli a don Morini, senza alcuna spiegazione», avevano sottolineato in conferenza stampa la pm Alessandra Conforti, che ha condotto le indagini, e il procuratore generale Aldo Giubilaro. C’è un terzo indagato nella vicenda di don Morini, è l’ex parroco Emiliano Colombi (assistito dall’avvocato Giuseppe Del Papa e Maria Cristina Babboni). Ha una posizione marginale nell’indagine che ha scosso la Curia apuana: Colombi infatti deve difendersi dall’accusa di ricettazione.

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