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Carrara, nel cimitero virtuale la lapide inopportuna di Adolf Hitler

La lapide di Adolf Hitler
La lapide di Adolf Hitler

E' nel giardino dell'Accademia delle Arti insieme a quelle di artisti veri

29 aprile 2018
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CARRARA. C’è anche la lapide di Adolf Hitler nel cimitero virtuale di fronte all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Ed è una presenza a dir poco infelice e fuori luogo, nella città medaglia d’oro per la Resistenza, in una provincia a sua volta medaglia d’oro per quanto subito durante la Seconda guerra mondiale, in una terra martire delle stragi nazifasciste.

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La vicenda è nota: Maurizio Cattelan, artista di livello mondiale, è stato insignito del titolo di professore onorario dal Consiglio dell’Ateneo carrarese; e, con generosità, a fronte di questo omaggio accademico, ha messo a disposizione una borsa di studio di 30mila euro da assegnare agli studenti che meglio avrebbero interpretato il tema “Eternity”; così nel giardino dell’Accademia, con grande creatività e fantasia, sono apparse lapidi di artisti veri, alcuni anche viventi (tre o quattro sono dedicate allo stesso Cattelan), di poeti, di personaggi della cultura. Sul momento, in pochi ci hanno fatto caso, ma poi soprattutto le persone più anziane, un po’ a mezza voce, ora quando la vedono, scuotono la testa… “T’a vist… Ai è anc Hitler…”, insomma: “Hai visto… c’è anche Hitler”. E in pochi, sicuramente hanno letto l’epigrafe collocata sotto le date di nascita e morte del sanguinario dittatore nazista, cioè 1889-1945. In caratteri piccoli ma leggibili c’è infatti la scritta: “Io sono un artista e non un politico. Una volta che la questione polacca sarà risolta, voglio finire la mia vita come un artista”: si tratta, secondo quanto sostengono alcune fonti, di una frase che Hitler avrebbe detto all’ambasciatore britannico Neville Henderson. Frase ripetuta da Giordano Bruno Guerri, direttore del museo di Salò e del Vittoriale, l’anno scorso quando nella rassegna “Il museo della follìa”, appunto a Salò, il curatore Vittorio Sgarbi espose un’opera di Hitler. Perché, in effetti, Hitler ebbe velleità artistiche, lo si studia a scuola. Provò a dipingere, voleva fare l’architetto forse, ma nella vita, purtroppo, fece tutt’altro. Il quadro esposto a Salò fu definito da Vittorio Sgarbi “una cag…, è un quadro di un disperato, potrebbe essere stato fatto da Kafka, dice molto della sua psiche: qui non si vede la grandezza, qui si vede la miseria". Il tema, a Carrara, sembra un altro: in una delle città simbolo della Resistenza, nella città le cui donne con la famosa rivolta del ’44 riuscirono a fermare l’ordine di sfollamento, qui dove, nel paese di Bergiola, decine di persone inermi furono bruciate nella scuola e nelle case (72 vittime, soprattutto donne e bambini) , in una provincia che ha visto stragi efferate; ecco, ma era il caso di dare una sorta di dignità artistica a Hitler, mettendolo a fianco di artisti veri come Giotto, Michelangelo Buonarroti, Michelangelo Pistoletto, Hirst, Alberto Burri, Banksi, o personaggi come Giacomo Leopardi, e, con un salto nella contemporaneità, Mark Zukerberg (scritto volutamente senza un c)? Come suscitò indignazione in città la bandiera di Salò, fatta sventolare la scorsa estate dal professor Manfredo Bianchi sulla vetta del Sagro, così bisognerebbe riflettere sul significato che può assumere la scelta di erigere un monumento funebre commemorativo a Hitler. L’impressione è che qualcuno si sia fatto prendere la mano e abbia decisamente esagerato: Cattelan, che è un artista di spessore mondiale, ha sì raffigurato il Papa travolto da un meteorite, ha piazzato un dito gigante davanti alla Borsa e ha appeso dei bambini agli alberi a Milano, ma erano tutte opere non solo provocatorie ma anche di denuncia e anticipazione: dalla crisi del Papato alla crisi della borsa, al dramma della pedofilia, e probabilmente i significati sono ancora altri. Ma da qui a voler “esagerare”, inventando proprio Carrara come sede di un’inesistente tomba di Hitler che ne celebra il presunto passato da artista e non condanna il dittatore efferato, il passo sembra eccessivo e mal pensato, soprattutto considerato che l’evento è promosso da un’istituzione di istruzione pubblica. Non conosciamo il nome dello studente che l’ha realizzata, ma la cosa più giusta sarebbe toglierla e chiedere scusa: sarebbe, questa, una soluzione auspicabile, che non cancellerebbe una scelta assurda, che va ben oltre il recinto franco delle arti, ma che almeno toglierebbe l’immagine di Hitler dall’ombra delle Apuane. (m.b.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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