Il Tirreno

Via agli interrogatori dei romeni arrestati per prostituzione

Via agli interrogatori dei romeni arrestati per prostituzione

MASSA. Tra oggi e giovedì si terranno gli interrogatori delle tredici componenti del clan Cretu arrestati venerdì mattina dai carabinieri sulle alture di Massa. La banda, quasi tutti i componenti...

29 maggio 2018
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MASSA. Tra oggi e giovedì si terranno gli interrogatori delle tredici componenti del clan Cretu arrestati venerdì mattina dai carabinieri sulle alture di Massa. La banda, quasi tutti i componenti erano legati da vincolo familiare, agiva con ferocia e seguiva una gerarchia militaresca. La prima contro chi osava mettere il bastone tra le ruote all’organizzazione: l’estate scorsa, per esempio, a un turista bergamasco che aveva fatto un apprezzamento a una lucciola i boss hanno provocato fratture che hanno richiesto 180 giorni di prognosi. Lo hanno pestato a sangue in tre, immortalati dalle telecamere di videosorveglianza di un negozio di Marina. Ma anche le ragazze che non rispettavano i patti (se invadevano la piazzola di un’altra, per esempio) venivano picchiate.

Gli arrestati si trovano nelle carceri di Massa, Lucca e La Spezia. Il giudice delle indagini preliminari si farà aiutare da alcuni colleghi per chiedere agli indagati spiegazione delle contestazioni mosse dalla procura (titolare dell’inchiesta è il sostituto Roberta Moramarco) e dal nucleo investigativo dei carabinieri di Massa, coordinato dal tenente colonnello Tiziano Marchi. Oltre alle tredici persone finite in manette ce ne sono altre cinque che risultano latitanti, dato che al momento dell’operazione Craiova non erano in Italia e sono ricercate dall’Interpol. Tra le accuse contestate a tutti, oltre al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, violenze, pestaggi, furti notturni in appartamenti ed esercizi commerciali. L’operazione ha preso il nome dalla città di provenienza degli indagati: Craiova, capoluogo del distretto di Dolj di trecentomila abitanti. Da lì nel 2013 è arrivata la prima coppia. Poi il resto dei parenti. Fino a formare il clan. Che affittava case per brevi periodi sulle alture della città (tipo Capanne o Gronda) per abitarci mentre a Marina di Massa prendeva le alcove dove le donne si prostituivano quando il cliente voleva un luogo più appartato. Tutte condotte provate dagli inquirenti con intercettazioni ambientali e telefoniche che pesaranno in sede di interrogatorio davanti al gip. anche se l’impressione è che le difese in questa fase preferiscano non rispondere alle domande del giudice.

Oltre agli intgerrogatori degli arrestati ci sono anche quelli dei clienti delle ragazze, che sono stati identificati dal nucleo investigativo. Alcuni di loro sono già stati chiamati a testimoniare e hanno confermato diverse cose. Un imprenditore spezzino ha speso 450 euro per passare una notte con una ragazza del clan, mentre un professionista è arrivato a pagare duecento euro pur di consumare bun rapporto non protetto. Una cosa che la giovane non voleva fare assolutamente, ma è stato uno dei boss del clan a imporglielo: «Fatti pagare il doppio», è stata l’unica cosa che le ha raccomandato al cellulare. Non solo: durante la perquisizione in una delle case occupate dai componenti del clan è saltato fuori il registro dove venivano annotati i guadagni di ogni lucciola, di quelle che lavoravano negli appartamenti di Marina di Massa. Ci sono annotate le cifre sborsate dai clienti ma ci sono ance i loro numeri di telefono. Talvolta anche i nomi. Queste persone saranno sentite dal nucleo investigativo come testimoni nei prossimi giorni. Anche loro, come l’imprenditore ligure e il professionista apuano, dovranno spiegare come e quando hanno preso contatto con le prostitute.

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