Il Tirreno

Senza querela, niente processo al vescovo di Massa Carrara

Senza querela, niente processo al vescovo di Massa Carrara

Il decreto Orlando salva Santucci. Il suo legale: «Se non presenta l’esposto il Vaticano, non si può procedere»

14 giugno 2018
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MASSA . Il processo al vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, Giovanni Santucci, non si terrà, a meno che a querelarlo, per i reati di tentata truffa e appropriazione indebita, non siano direttamente il Vaticano e la Cattolica Assicurazioni. Si apre così, con questo colpo di scena, la prima udienza del processo (due procedimenti ancora distinti in realtà) che vede coinvolti: Luca Morini, ex parroco, soprannominato don Euro, accusato di truffa ai danni dei fedeli per essersi intascato le offerte destinate ai poveri della Chiesa; Emiliano Colombi, anche lui ex sacerdote, accusato di averlo aiutato, conservando a volte il denaro di don Euro sul suo conto personale e il vescovo Santucci, coinvolto, seppur in maniera marginale, nella delicata inchiesta, nata dalle denunce di un escort, l’avvocato Francesco Mangiacapra.

Il vescovo fu rinviato a giudizio per rispondere dei reati di tentata truffa ai danni della Cattolica Assicurazioni, su cui, secondo l’accusa del pubblico ministero Alessandra Conforti, avrebbe fatto pressioni per aumentare il premio d’invalidità di don Euro e per il reato di appropriazione indebita, per aver prelevato dai fondi della Fondazione Pie Legati 1000 euro ed averli consegnati a Morini.

La procura aveva proceduto d’ufficio nei confronti del vescovo, ma l’ultimo decreto legge della riforma Orlando, approvato lo scorso 27 aprile, cambia le carte in tavola. Il decreto, infatti, amplia l’istituto della procedibilità a querela di parte, estendendola a reati, contro la persona e contro il patrimonio, che si caratterizzano per il «modesto valore offensivo», con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema penale. Tra questi reati, appunto, alcuni tipi di truffa, la tentata truffa e l’appropriazione indebita. Dunque al sostituto procuratore Conforti, per procedere nei confronti del vescovo alla sbarra, servirebbe, adesso, una querela di parte, nello specifico quella della Cattolica Assicurazioni e quella del Vaticano. E’ l’avvocato di monsignor Santucci, Adriano Martini, a chiedere al tribunale di Massa «l’impossibilità a procedere nei confronti del vescovo, mancando la querela delle parti lese» e non figurandosi più la «giurisdizione del magistrato penale», fatto che rende il caso di monsignor Santucci «improcedibile» e lui, ad oggi, «non processabile». Della riforma Orlando potrebbe giovare, in parte, anche don Luca, per i capi di imputazione relativi alla truffa nei confronti dei fedeli, che se vogliono giustizia adesso dovranno querelarlo.

Un processo che, sebbene non ancora iniziato, già sembra sgonfiarsi vistosamente. «Sembra impossibile», commenta in aula una delle cittadine truffate da don Euro, quando era parroco di Caniparola. La signora Maria Bianchi Naldi diede a Morini 800 euro, di cui 500 tramite assegno: «Ci diceva che la parrocchia aveva tanti debiti e dovevamo aiutarlo. Si tingeva i capelli, portava scarpe lucidissime all’ultima moda, è sempre stato un prete un po’ strano. Fare querela? Sono anziana, non so se avrò la forza di entrare in quel tritacarne». Il collegio dei giudici, presieduto da Ermanno De Mattia, ha rinviato l’udienza al 20 giugno, durante la quale verrà formalmente chiesto alle parti lese di formulare querela nei confronti del vescovo Santucci e Cattolica Assicurazioni e Vaticano avranno novanta giorni di tempo per decidere se procedere o meno. «Il vescovo non è contento di questa risoluzione, che non dipende da noi, ma che ci impone la legge- conclude l’avvocato Adriano Martini-; ovviamente avrebbe preferito essere giudicato e dimostrare così la sua completa estraneità ai fatti». (mda)

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