Il Tirreno

operazione cretu 

Lucciole nonostante i domiciliari Riarrestate tre ragazze del clan

Lucciole nonostante i domiciliari Riarrestate tre ragazze del clan

Erano finite nei guai dopo un’indagine del nucleo investigativo dei carabinieri Il blitz era scattato cinque mesi fa. La gang era spietata con chi sgarrava 

28 settembre 2018
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MASSA

Due donne avevano il divieto di dimora nella provincia di Massa Carrara e un’altra si trovava ai domiciliari, nonostante le disposizioni del giudice però i carabinieri del nucleo investigativo le hanno trovate al solito posto: sui marciapiedi del lungomare di Marina a prostituirsi. E per questo hanno fatto scattare le manette e le hanno arrestate e portate in carcere. Stessa sorte per un romeno, coetaneo delle tre, loro connazionale, che invece di rispettare la custodia cautelare (domiciliari) bazzicava nei bar di Massa e Marina. Pure lui ora si trova dietro le sbarre. I quattro sono componenti del clan Cretu, che fino al blitz di quattro mesi fa monopolizzava la prostituzione in città. Con ferocia, arrivando a picchiare chi disturbava le ragazze ma anche le lucciole che non facevano parte della loro organizzazione.

Nonostante le restrizioni a cui erano sottoposti i quattro - gli altri tredici componenti della banda sono in prigione o latitanti - continuavano a fare quello che facevano prima. Ma a incastrarli sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Massa, che quando hanno visto le tre ragazze adescare i clienti come se nulla fosse hanno fatto scattare nuovamente le manette. La stessa cosa è successa qualche giorno dopo quando hanno sorpreso l’uomo a sorseggiare una birra al bar.

Una gang spietata. E molto ricca. C’era anche chi spendeva quattrocentocinquanta euro per passare la notte con una delle ragazze del clan Cretu, una famiglia romena che dominava la prostituzione da quattro anni nella riviera apuana. La banda, quasi tutti i componenti erano legati da vincolo familiare, agiva con ferocia e seguiva una gerarchia militaresca. Contro chi osava mettere il bastone tra le ruote all’organizzazione: nell’estate del 2017, per esempio, a un turista bergamasco che aveva fatto un apprezzamento a una lucciola, i boss hanno provocato fratture che hanno richiesto centottanta giorni di prognosi. Lo hanno pestato a sangue in tre, immortalati dalle telecamere di videosorveglianza di un negozio di Marina. Ma anche le ragazze che non rispettavano i patti (se invadevano la piazzola di un’altra, per esempio) venivano picchiate. Botte se rifiutavano rapporti non protetti con i clienti che richiedevano quel tipo di prestazione pagando il doppio.

Tra le accuse contestate dagli inquirenti agli indagati, oltre al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, violenze, pestaggi, furti notturni in appartamenti ed esercizi commerciali. —

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