Il Tirreno

Il sindaco Persiani ricorda: «Anche mio nonno fu sul fronte». Negli archivi il documento delle donne contro la guerra 

Massa ricorda la sua Grande Guerra e il soldato Paladini dalle otto medaglie

CAMILLA PALAGI
Massa ricorda la sua Grande Guerra e il soldato Paladini dalle otto medaglie

l’eventomassaOtto medaglie: di bronzo, d’argento e d’oro. Un “bottino d’onore” che ha reso Paolo Lorenzo Paladini il massese più decorato nella storia del Comune. Nato nel 1894 nell’allora Apuania di...

04 novembre 2018
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Otto medaglie: di bronzo, d’argento e d’oro. Un “bottino d’onore” che ha reso Paolo Lorenzo Paladini il massese più decorato nella storia del Comune. Nato nel 1894 nell’allora Apuania di Massa e fra i protagonisti della prima guerra mondiale, l’ultima onorificenza per le sue gesta militari, la nona, gli fu assegnata in Spagna prima di morire. A conferirgliela il generale, politico e dittatore Francisco Franco. Un riconoscimento che gli costò l’opinione pubblica della sua città d’origine: nel ‘68 venne chiesta la rimozione del busto che lo ritraeva e che si trovava ai piedi delle poste centrali. “Il diavolo nero del deserto”, com’era soprannominato, anche al liceo Pellegrino Rossi di Massa ogni tanto subisce qualche sgarbo. Dentro la scuola una stele di marmo conserva il ricordo delle sue imprese militari. «Che meritebbero più rispetto», spiega Franco Frediani agli studenti e alle studentesse del liceo presenti all’incontro organizzato dal Comune di Massa per celebrare il “Centenario della Grande Guerra”.

Quattro i relatori che hanno partecipato all’approfondimento che l’amministrazione comunale e in particolare il capo gabinetto Daniele Pepe hanno fortemente voluto per «rendere onore ai caduti per la patria». Tre giorni di celebrazioni per la ricorrenza 1918-2018. Quattro relatori, Davide Del Giudice, Franco Frediani, Antonella Aurora Manfredi e Giuliano Marselli, per illustrare quattro spaccati diversi di una stessa guerra, consumata a chilometri di distanza dalla città di Massa. Ma che il comune ha comunque vissuto sulla propria pelle: 54 mesi di occupazione militare del territorio, 5 mila richiamati alle armi, 610 caduti e 41 mesi di guerra.

«Una guerra che anche mio nonno fece – racconta il primo cittadino, Francesco Persiani – di quel tempo mi ha sempre ricordato il momento dell’armistizio: la notizia arrivò al fronte dopo diversi mesi dalla sua pubblicazione. Nel mentre morirono molti giovani». In sala 10 aprile scorrono le immagini di manifesti per il reclutamento di quelli che verranno ricordati come i “ragazzi del 1899”, articoli di giornale e fotografie dell’epoca. E curiosità dal valore inestimabile che possono essere ancora oggi rintracciate nell’Archivio di Stato di Massa. “Noi donne pure diciamo alta la nostra parola: non vogliamo la guerra” è il nome della raccolta firme, portata avanti da circa 300 donne massesi analfabete, consegnata al Prefetto per chiedere di fermare quella carneficina, dove a perdere la vita erano i loro figli e i loro mariti. Il rovescio della medaglia. Alcune verranno arrestate, poi rilasciate, per quella presa di posizione politica e non violenta in contrasto con l’ondata interventista che stava investendo il paese. «Un’altra raccolta firme del tempo – racconta Aurora Manfredi, relatrice dell’incontro – verrà messa in piedi a Marina di Massa.

Lì circa 1300 “spostati” provenienti da Caporetto, o come vengono chiamato oggi profughi, disturbavano la Marina-bene che nonostante la guerra andava avanti con la propria vita quotidiana». Nel documento datato 1918 che fu consegnato al prefetto viene precisato: “inutile rilevare il danno che ne risentirebbe la nostra stazione balneare”.

Oggi alle 15 si terrà la partenza della sfilata con la Fanfara provinciale dei Bersaglieri di Lucca e lo schieramento di fronte alla scalinata del Duomo di Massa delle associazione combattentistiche—

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