Il Tirreno

il podestà e il poeta 

Alberti: nessuna riconoscenza per chi avallò la violenza

Alberti: nessuna riconoscenza per chi avallò la violenza

27 dicembre 2018
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massa. «È veramente singolare che in sole ventiquattro ore si decida per la collocazione di un “monolite” in marmo, di due metri e mezzo di altezza, in piazza Quercioli, dedicata al poeta Ubaldo Bellugi, a ridosso delle festività di fine anno».

Inizia così Stefano Alberti consigliere comunale del Pd il suo commento alla contestata idea di rendere omaggio a Bellugi, l’ex podestà fascista, che governò Massa. «Rimane la convinzione che questa amministrazione voglia imporre scelte altamente simboliche senza dover rendere conto a nessuno: alla memoria, alle sofferenze, alle tragedie, alle stragi subite dal nostro territorio per opera di una dittatura sanguinaria, razzista e guerrafondaia. C'erano i gerarchi – continua Alberti– ma anche i podestà come il Bellugi, che incarnavano localmente le politiche del fascismo». Alberti ricorda che nell’opuscolo del 1927, che «chiaramente era stato prodotto da Bellugi come Potestà vi si legge: “Rinforzò la lotta. I nemici tremarono”, “le camice nere disinfettarono, metro dopo metro, casa per casa, le zone rurali”».

«Si trattò di cruda e sadica violenza, fatta di agguati, bastonature, distruzione di case e cose, ferimenti, uccisioni – dice Alberti – Bellugi, che aveva ricoperto ruoli di primo piano nel “fascismo della prima ora”, quello dello squadrismo e delle azioni punitive, fu anche arrestato per le sue gesta in seguito ai fatti di Pontremoli e della Lunigiana. Poi è stato anche un poeta dialettale, ammirato e apprezzato e un suo busto è collocato nel teatro Guglielmi, luogo simbolo della cultura massese. Ma allo stesso tempo dobbiamo ricordare la storia antifascista di questa città, le sue indicibili sofferenze, i suoi lutti, il sacrificio di molti giovani partigiani apuani, le centinaia di vittime civili delle stragi nazi-fasciste. Per questo non si può distinguere la vita di Bellugi tra un prima e un dopo, dividerne i ruoli come se si parlasse di persone diverse. Per questo non possiamo concedere spazi pubblici al Bellugi». «Caro Persiani – conclude Stefano Alberti – un sindaco democratico deve ricordarsi al di là dei suoi personali convincimenti culturali e politici che rappresenta istituzionalmente una comunità fondata su valori che la figura di Bellugi ha negato e nega di per sé —



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