Il Tirreno

Montecatini

Come riconoscere la mafia dell’appartamento accanto

Sono 34 i beni immobili confiscati alla malavita organizzata in Valdinievole e 14 attendono ancora di essere assegnati. Il punto in un convegno al Pacini

24 aprile 2018
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PESCIA. Gli appartamenti e addirittura gli hotel sono segni tangibili della sua presenza. Spesso silente ma, non per questo, meno pericolosa. Sono questi i luoghi comuni in cui la mafia tesse la rete dei suoi affari. E nemmeno in maniera tanto velata. Soltanto in Valdinievole sono 34 gli immobili confiscati: 14 di questi (di cui 2 appartamenti in condominio, 3 garage, 8 alberghi e un terreno, tutti nel comune di Montecatini) sono ancora in gestione all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Gli altri 20 immobili, invece, sono già stati destinati. Qualcuno da molti anni, come l’ex terreno con fabbricato rurale di via Macchino, a Massa e Cozzile, dove negli anni Ottanta il clan Nuvoletta raffinava la droga per poi smerciarla in tutta Italia. Oppure l’appartamento in località Pittini, a Buggiano, sequestrato nel 2000 alla Camorra, dove la cooperativa Selva, oggi, ha attivato un progetto di co-abitazione per ragazzi con alle spalle situazioni di disagio. E ancora: due appartamenti in condominio in via Biscolla, uno con garage in via Luigi Galvani e pure un altro (con tanto di box auto e altre unità immobiliari annesse) in via Friuli, a Montecatini. E anche sulle colline del Montalbano la malavita ci ha messo lo zampino: in particolare su di un’abitazione in via Cecinese e su ben 8 terreni in località Podere La Valle (poi tutti quanti venduti), sempre a Larciano. Numeri che mettono in luce, insomma, come nemmeno la Valdinievole possa dirsi immune dalla mafia.

Questo, e molto altro, l’hanno spiegato i referenti di Libera, Alessandra Pastore e Giovanni Pagano, nel corso dell’incontro di ieri al Teatro Pacini di Pescia, organizzato con la Consulta provinciale degli studenti di Pistoia: “L’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, una risorsa per la collettività”.

«La mafia, in provincia di Pistoia – hanno detto – non la vedi, ma te la senti addosso. Niente coppola e lupara, come nell’immaginario comune. Qui si ripuliscono il viso e, attraverso prestanome, inquinano il mercato. È fondamentale che ci sia un’unità d’intenti con le amministrazioni comunali. E che i beni confiscati possano essere vissuti dalla cittadinanza e anche usati per fini sociali, come un atto di riscatto».

Riscatto che, secondo quanto raccontato da Marco Vom Bruck del Gruppo Valdinievole, c’è stato a Macchino. «La nostra realtà – spiega – esiste da oltre 20 anni. Una struttura immersa nel verde, in un bosco di castagni, che oggi ospita 22 ragazzi che hanno problemi legati alle dipendenze. E quello che il clan Nuvoletta aveva trasformato in un luogo di morte, è oggi, grazie alle sue finalità sociali, motivo di speranza in un futuro migliore per tanti giovani». E lo stesso vale per la villetta a schiera in località Pittini, a Buggiano, dove dal 2013 la cooperativa Selva porta avanti un progetto di co-abitazione. «La struttura – ha detto l’educatore Gilles Martone – può ospitare fino a 7 ragazzi che, durante tutto il percorso, sono affiancati da un equipe educativa per aiutarli a superare le loro difficoltà». Tante le domande da parte dei giovani e, infine, un lungo applauso. «Voi siete il futuro – hanno concluso i relatori – dovete conoscerla, la mafia, per contrastarla» .

Martina Trivigno

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