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Si vota per il Comune ma dopo il 4 marzo è diventato test chiave

di Giuseppe Boi
Si vota per il Comune ma dopo il 4 marzo è diventato test chiave

Tre mesi fa il trionfo di Lega e M5s, ma il Pd restò primo partito Ecco perché queste elezioni hanno un valore non solo locale

10 giugno 2018
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PESCIA. Si vota per eleggere il sindaco e il consiglio comunale. Si accorda la fiducia a persone note, spesso amici da una vita, che si ritiene siano in grado di tappare buche in strada, far funzionare asili e scuole, curare il verde pubblico e la raccolta rifiuti. Si pensa anche a sicurezza, lavoro e crisi economica, ma pesandoli in relazione alla dimensione locale di questa tornata elettorale. Eppure le scelte degli elettori di Pescia e Ponte Buggianese hanno questa volta un significato in più. I pesciatini sceglieranno tra Elisa Romoli, Francesco Conforti, Giancarlo Mandara, Marco Ardis, Giacomo Melosi, Angelo Morini, Oreste Giurlani e 16 tra i 221 candidati consiglieri nelle 15 liste in corsa. I pontigiani eleggeranno 12 tra i 36 aspiranti consiglieri nelle 3 liste a sostegno dei tre candidati a sindaco: Maria Giulia Romani, Riccardo Buonamici e Nicola Tesi. Ma quella di oggi è la prima consultazione elettorale dopo il fatidico 4 marzo. Quando, anche nei Comuni oggi alle urne, trionfarono il Movimento 5 stelle e la Lega, il Pd perse una valanga di voti (anche se meno rispetto al resto d’Italia), Forza Italia e gli altri partiti pagarono dazio alle nuove scelte dell’elettorato. Voti che si andarono a sommare a quelli del resto d’Italia, così come accadrà oggi. Perché queste sono le prime grandi elezioni dopo le politiche e pesciatini e pontigiani andranno al voto insieme ad altri 6,7 milioni di italiani, circa un sesto dell’intero elettorato.

Per questo i numeri del 4 marzo hanno un peso. Come già scritto, a Pescia e Ponte Buggianese vinsero Lega e Movimento 5 stelle. E lo fecero con numeri importanti.

Prendendo a riferimento i risultati della Camera, i pesciatini che votarono per il partito di Salvini furono 2.361 e 2.397 quelli che sostennero Di Maio. Vale a dire, rispettivamente, il 23,2 e il 23,6 per cento.

Un risultato senza precedenti così come quello, in negativo, del centro sinistra: il Pd restò il partito più votato ma si fermò al 24,9%. Appena 2.596 voti con un’emorragia che certo non ha aiutato il resto del centro-sinistra o sinistra “più radicale”: +Europa si fermò a 224 preferenze (2,2%), Italia Europa Insieme a 55 (0,5%), Civica Popolare a 28 (0,3%), Potere al Popolo a 148 (1,5%), il Partito comunista a 90 (0,9%) e Liberi e uguali a 268 (2,6%).

Non andò molto meglio a Forza Italia, capace di ottenere il 12,5% (1.274 voti), e Fratelli d’Italia (4,1% con 416 voti). Mentre raggranellarono 54 preferenze l’Udc (schierato con il centrodestra), 229 Casapound, 51 Il popolo della famiglia e 38 Italia agli italiani.

Numeri simili anche a Ponte Buggianese dove, facendo riferimento al voto dello scorso 4 marzo, non si può non chiedersi dove finiranno (o se saranno espresse) le preferenze ottenute dal Movimento 5 stelle che di fatto sono da ritenersi congelate perché i grillini non hanno presentato una loro lista e, tanto meno, appoggiato uno dei candidati in corsa.

Eppure alle scorse politiche ottennero un’eccezionale 22,5% pari a 1.141 voti. Un risultato che li rese i veri vincitori insieme alla Lega che ottenne il 24,6% con 1.248 preferenze. Un successo a scapito in particolare di Forza Italia, ferma al 14,8% (749 voti), e in parte anche di Fratelli d’Italia (4% con 202 preferenze). Anche a Ponte il Pd restò primo partito ma per pochi voti: ne raccolse infatti 1.301 (25,7%). E andò peggio al resto della coalizione e della sinistra: +Europa appena 81 voti (1,6%), Italia Europa Insieme 18 (0,3%), Civica Popolare 14 (0,3%), Potere al Popolo 36 (0,7%), il Partito comunista 45 (0,9%) e Liberi e uguali a 89 (1,8%). Le altre si fermarono a 78 preferenze Casapound, 10 Il popolo della famiglia e 8 Italia agli italiani.

Così, a poco più di tre mesi dal ciclone delle politiche – un lasso di tempo contrassegnato dalla tormentata e complessa gestazione del governo Conte e da polemiche e tensioni politico-istituzionali come mai prima d’ora – queste elezioni amministrative assumono comunque un’importanza che va al di là dei confini comunali. Perché i voti espressi a Pescia e Ponte si sommeranno a quelli degli altri Comuni toscani e del resto d’Italia, andando a formare un test politico più probante di tanti sondaggi. Le preferenze dei due comuni pistoiesi contribuiranno infatti a dare un quadro dello stato di salute di Lega e M5s, di Pd, Forza Italia e più in generale di tutta la destra e la sinistra. Un altro importante termometro politico-elettorale sarà poi costituito dai risultati delle tante liste civiche in campo: un fenomeno tipico delle amministrative ma da cui sono spesso usciti quadri per le forze politiche strutturate e candidati in altre tornate elettorali. E, a tale proposito, non dimentichiamoci che l’anno prossimo si vota per la Regione Toscana.

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