Il Tirreno

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Torna in Valdinievole il messaggio di pace affidato alla danza Tra le iniziative previste anche un Campus di alta specializzazione 

“Armonia tra i popoli” premia il ballerino siriano Ahmad Joudeh

MontecatiniPresentata la nuova edizione di Armonia tra i popoli, iniziata ieri e che si svolgerà fino al 5 settembre in Valdinievole. Ormai da tredici anni il Comune di Montecatini, insieme ai Comuni...

02 settembre 2018
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Montecatini

Presentata la nuova edizione di Armonia tra i popoli, iniziata ieri e che si svolgerà fino al 5 settembre in Valdinievole. Ormai da tredici anni il Comune di Montecatini, insieme ai Comuni della Valdinievole, ospita il Festival internazionale, organizzato dall’associazione culturale DanceLab Armonia. L’evento, presentato in Municipio, alla presenza dell’organizzatrice Antonella Lombardo, dell’assessore Ialuna, del sindaco di Monsummano Vanni, del vicesindaco di Ponte Buggianese Baldi, degli assessori dei comuni di Pescia, Pieve a Nievole, Massa Cozzile, Lamporecchio, si propone di promuovere l’Arte – e in particolare la danza – come strumento trasversale e universale di unità fra i popoli. Un apposito protocollo d’intesa è stato siglato nel 2018 tra la Regione e numerose realtà del territorio per l’attuazione di questo progetto che prevede la realizzazione di un Campus di alta specializzazione nella Danza – l’8° quello avrà luogo in questo 2018 – che coinvolge ragazzi provenienti dall’Europa e dal Medio Oriente, nella consapevolezza che la conoscenza e il dialogo sono la prima – e fondamentale – via da intraprendere per un percorso di Pace. Come ogni anno, a Montecatini viene premiato un personaggio che è simbolo di pace e armonia. Per questa edizione il Festival, a ricevere il riconoscimento sarà un ospite di eccezione, Ahmad Joudeh, ballerino siriano palestinese la cui determinazione e passione verso l’Arte hanno reso un simbolo concreto di libertà. Nato nel 1990 a Damasco da padre palestinese e mamma siriana, e cresciuto in un campo profughi palestinese, Ahmad Joudeh fin da bambino ha sognato di ballare. E questo sogno lo ha perseguito con determinazione contro le resistenze del padre e i pregiudizi della società che ritenevano che ballare fosse un’arte poco idonea a un maschio, contro la disperata situazione del suo paese devastato dalla guerra e contro le minacce dell’Isis da cui era ricercato perché la cultura islamica proibisce la danza. «Per reazione – afferma Ahmad – mi sono tatuato la scritta Dance or Die (Danzare o Morire) sul collo, dietro la nuca, dove i loro boia infilano la lama del coltello per tagliare la testa. Se mi avessero preso, avrebbero saputo anche loro che per me non ci sono altre strade se non la danza». È nel 2014 che la vita del giovane ballerino siriano ha una svolta decisiva. La sua partecipazione a un reality – che non vince solo perché palestinese e senza nazionalità – lo rende famoso sia in Siria che all’estero. La sua storia, raccontata dal giornalista olandese Roozbeh Kaboly, fa il giro del mondo e il Dutch National Ballet di Amsterdam si è attivato perché Ahmad Joudeh si trasferisse nella capitale olandese.

Commovente il video andato in onda su Rai 1 in cui sulle note della canzone di Sting “Inshallah” eseguita dallo stesso Sting, Ahmad realizza un altro sogno: ballare con Roberto Bolle, suo punto di riferimento da sempre. E non solo Ahmad continua a ballare ma insegna a farlo anche ai bambini orfani di guerra, o affetti da sindrome di down, bambini nati e cresciuti nella desolazione di un campo profughi . —

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