Il Tirreno

Pisa

Daspo, oggi il via in aula ma non colpirà i pusher

di Mario Neri
Daspo, oggi il via in aula ma non colpirà i pusher

La misura approda in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva  ma la legge Minniti esclude dall’applicazione spacciatori e borseggiatrici 

23 novembre 2017
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PISA. Un argine, ma non una diga. Magari un freno alla mala movida, di certo non un tappo contro la piena di piccoli e grandi reati che ogni giorno tengono sotto scacco Pisa. «Attenzione, liberiamoci dai pregiudizi ideologici di chi si oppone a priori al Daspo urbano, ma anche dall’enfasi di chi lo vorrebbe far diventare la panacea di tutti i mali della sicurezza in città», dice da giorni Andrea Marchetti, uno degli esponenti di Mpd che hanno lavorato di più ad una intesa con il Pd per non far naufragare il provvedimento.

Quella del demoprogressista pisano non è l’ennesima miccia accesa in un dibattito già abbastanza infiammato di suo, ma anzi un invito a un bagno di realtà, in un clima costellato di voci che in questi mesi hanno attribuito al decreto Minniti poteri quasi demiurgici. Soprattutto a destra e fra i Cinque stelle, fra chi insomma rimproverava a Marco Filippeschi di essere uno sceriffo timido per non aver inserito nella mappa del Daspo anche piazza dei Cavalieri e Vettovaglie. Con un sottotesto evidente: non vuoi stroncare i traffici dei pusher. Così Filippo Bedini tuona ancora: «Per accontentare Mdp, il Pd introduce il Daspo a tempo, in versione sperimentale per tre mesi. È solo uno spot elettorale», è convinto il coordinatore di Fratelli d’Italia dimenticando che, sebbene abbia invocato corsie preferenziali e tempi stretti, fin da subito il sindaco si è mostrato cauto sull’efficacia della misura. Ma c’è un dato di fatto su cui va fatta chiarezza: la misura a cui oggi il consiglio comunale dovrebbe dare il via libera non sarà un vero Daspo. E soprattutto non si applicherà a spacciatori e borseggiatrici. Proprio così. I nodi più spinosi e odiosi della microcriminalità cittadina non rientreranno nel raggio d’azione della sanzione. Non almeno di quella che approda in Sala Regia. Intanto perché il decreto Minniti assegna il potere di daspare chi detiene o traffica stupefacenti solo al questore, non ai vigili urbani (dunque al sindaco). È il cuore dell’articolo 13 del dl varato a febbraio scorso dal ministro dell’Interno e convertito in legge ad aprile. Solo il capo della polizia pisana, Alberto Francini, può decidere di vietare a un pusher (da 1 a 5 anni) l’accesso ad una piazza o a un locale, e solo se il destinatario ha alle spalle una condanna definitiva. Non solo. Secondo il centro studi del Senato che ha elaborato il dossier illustrativo della legge per i parlamentari, sarà arduo per i sindaci arginare con i Daspo perfino le borseggiatrici. Non è un caso che gli esperti abbiano definito mini-Daspo quello applicabile dai primi cittadini. L’articolo 9 della legge è chiaro: il decreto di allontanamento per 48 ore da una piazza, un monumento, una via, un parcheggio si applica solo a chi viene trovato in stato di ubriachezza molesta, chi compie atti contrari alla pubblica decenza (i casi di giovani beccati a fare sesso in piazza a Roma sono fra gli ispiratori dell’articolo), i venditori abusivi e i parcheggiatori abusivi, oltre a chiunque «impedisca l’accesso ai luoghi», recita la legge. Anche qui il centro studi del Senato specifica: nell’ambito del mini-Daspo possono rientrare «la prostituzione ostentata» o «l’accattonaggio con modalità vessatorie o simulando deformità o malattie o attraverso il ricorso a mezzi fraudolenti». E in senso più ampio, a chiunque «limiti o disturbi la fruizione degli spazi». In sostanza, prostitute, mendicanti e clochard.

È successo proprio ieri a Bologna, dove polizia e vigili hanno daspato dieci senzatetto, dando loro la sveglia sotto i portici a due passi dalla stazione. Risultato? Un polverone di polemiche contro un’arma spuntata. Che in realtà diventa efficace solo in un caso: la recidiva. Qualunque ubriacone, abusivo o scostumato (il rischio di arbitrarietà nella valutazione è implicito) venga sorpreso nel posto da cui è stato “espulso” per le 48 ore prescritte rischierebbe un cartellino rosso da sei mesi. Ma anche in quel caso la sanzione sarebbe a discrezione del questore, non del sindaco.

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