Il Tirreno

Pisa

La chiesa che “pende” verso l’Arno riaprirà al culto con la primavera

Valentina Landucci
La chiesa che “pende” verso l’Arno riaprirà al culto con la primavera

Chiusa dopo alcuni cedimenti nel gennaio 2012 è stata sottoposta a importanti opere di restauro dal 2016 a oggi

27 gennaio 2019
3 MINUTI DI LETTURA







Sono settimane decisive, le ultime, di un percorso lungo, difficile e costoso. Ma la parola fine sul restauro della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno sarà presto scritta. A primavera. Sette anni dopo la chiusura dell’edificio di culto al quale la città è particolarmente legata. Un vero scrigno di tesori storici, architettonici e artistici per troppo tempo sottratto alla comunità che lo ha da sempre vissuto come “casa propria” e ai tanti turisti che ogni anno visitano Pisa.

Una data ancora non c’è e don Italo Lucchesi a capo del consiglio pastorale delle parrocchie San Paolo a Ripa d’Arno, San Giovanni al Gatano e Santa Lucia, non si sbilancia. Ma si può ben dire che le difficoltà, numerose, poste dall’opera di restauro dell’antico edificio siano ormai superate. E anche per questo, in vista della riapertura, proprio il consiglio pastorale ha voluto organizzare un momento di riflessione, una tavola rotonda dedicata alla storia, all’arte e all’attualità della chiesa.

In sala, negli spazi gremitissimi delle Bendettine gentilmente concessi dall’Università di Pisa, anche l’Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, che ha sottolineato l’enorme sforzo della Curia per far fronte agli oneri del restauro. Oltre due milioni di euro la cifra necessaria per la realizzazione degli interventi. Soldi messi a disposizione dalla Curia, dalla Fondazione Pisa, dalle campagne che si sono succedute sul tema e che hanno coinvolto centinaia e centinaia di cittadini anche grazie all’impegno in prima fila di Unicoop Firenze. «I lavori sono conclusi - ha detto l’arcivescovo ai tanti che hanno preso parte all’iniziativa - si stanno ultimando quelli del nuovo impianto di illuminazione. La diocesi si è fortemente impegnata sul piano economico, indebitandosi, per raggiungere questo obiettivo tanto da non poter essere più in grado di far fronte ad altre situazioni che pure sono presenti. Confido che l’affetto verso San Paolo sia tale e tanto da contribuire a ripagare i debiti e rendere più accogliente questa chiesa che tutti noi consideriamo “casa nostra”». Una “casa” restaurata sul piano materiale ma da ricostruire anche sul piano umano e spirituale, come ha sottolineato don Italo, ricordando il grande impegno portato avanti, prima di lui, da don Luca: «Dobbiamo ricostruire la comunità e la parrocchia - ha detto - tornare a fra vivere San Paolo ritrovandoci come persone».

La chiesa ha rischiato di rimanere inagibile e forse, con il tempo, andare del tutto perduta se non si fosse intervenuti con il restauro, condotto dagli ingegneri Claudio Barandoni e Loriano Crecchi in qualità di progettisti e direttori dei lavori. Distaccamenti, di materiali, lesioni, la pericolosa l’inclinazione della struttura verso l’Arno. Problematiche ampie, di soluzione complessa, imputabili da un lato al terreno dove già prima dell’anno Mille si cominciò l’edificazione della chiesa e dall’altro ai materiali e alle tecniche inidonee adottate per il recupero della chiesa nel dopoguerra. I progettisti hanno quindi lavorato per “congelare” le problematiche legate all’inclinazione rendendo più stabile l’intero edificio anche in caso di sisma. È stato necessario consolidare le strutture in muratura, “incatenare” le navate laterali, ricostruire l’intera copertura consolidando anche la cupola. Opere precedute da un dettagliato studio, che ha coinvolto anche Università di Pisa. In tutto sette anni, tra studi, campagne per la ricerca delle risorse necessarie, esecuzione dei lavori, condotti d’intesa con la Soprintendenza.

«È una grande emozione - ha detto l’assessore Paolo Pesciatini, in rappresentanza dell’amministrazione comunale e presente alla tavola rotonda insieme all’assessore Massimo Dringoli - poter finalmente assistere alla riapertura di un luogo così importante per la storia della nostra città. Tutti noi siamo responsabili della bellezza di questa chiesa per permetterle di salvarci e di educarci come cittadini». —



Primo piano
La beffa

Keu, la Regione Toscana sconfitta al Tar: ora le bonifiche sono a rischio. Chi pagherà?

di Mario Neri