Il Tirreno

Pistoia

Spari contro l'auto e la ditta di un imprenditore, due condannati

Spari contro l'auto e la ditta di un imprenditore, due condannati

Uno dei due risiede nel Pistoiese ed è un campione mondiale di bocce. Nel mirino Andrea Bacci, amico dell'ex premier Matteo Renzi

18 aprile 2018
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FIRENZE. Il collegio del tribunale di Firenze, presidente il giudice Gaetano Magnelli, ha condannato Giuseppe Raffone e Pasquale D'Alterio, rispettivamente a 7 anni e 6 mesi e a 6 anni e 9 mesi di reclusione, nel processo per gli spari esplosi il 23 gennaio 2017 contro l'auto e la ditta dell'imprenditore fiorentino Andrea Bacci, amico di Matteo Renzi. Gli spari ci furono in due distinti raid: per due volte nella stessa giornata colpi di arma da fuoco furono esplosi prima contro la vettura di Bacci, e poi contro vetrate e insegna della pelletteria Ab Florence a Scandicci.
 
"Siamo molto soddisfatti - ha dichiarato dopo la lettura della sentenza il legale di Bacci, avvocato Luca Bisori - Sono state accolte interamente le richieste dell'accusa e delle parti civili". Il pm Christine Von Borries aveva chiesto condanne a 9 anni e 6 mesi di reclusione per Giuseppe Raffone, e a 7 anni per Pasquale D'Alterio.
 
D'Alterio, imprenditore di origine napoletana residente da anni nel Pistoiese, tra l'altro noto per essere un campione mondiale di bocce, e Raffone, di Catania, furono arrestati nel febbraio del 2017 nell'ambito dell'inchiesta che poi ha portato al processo.
 
Dietro gli atti intimidatori all'imprenditore fiorentino Andrea Bacci ci sarebbero stati motivi economici: un credito da 270.000 euro, messo a rischio dalla richiesta di fallimento per bancarotta della Coam, azienda controllata da Bacci. Le indagini della guardia di finanza avrebbero permesso di appurare che Bacci e l'amministratore della Coam, Fabio Bettucci, erano stati minacciati pesantemente da un personaggio -  poi risultato dalle indagini essere Raffone -, che avrebbe agito per conto di D'Alterio, arrivando quindi ai colpi di pistola, a mo' di avvertimento, del 23 gennaio 2017.
 
Tra la Coam e la Fcm di D'Alterio era stato raggiunto un accordo prima della richiesta di bancarotta: a parziale copertura del credito, Bacci avrebbe ceduto un appartamento in costruzione a Livorno. Al compromesso non fece seguito il contratto proprio per l'inchiesta della procura fiorentina che bloccò queste "trattative". Secondo quanto appreso, comunque, dopo i colpi di pistola a Scandicci, alla Fcm arrivarono comunque 60.000 euro da un'azienda che doveva la stessa cifra alla Coam.

 

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