Il Tirreno

Pistoia

caso vicofaro 

«Non è razzismo abbiamo paura» I residenti vanno dal sindaco Tomasi

M.D.-V.V

Incontro ieri mattina in Comune dopo che domenica sera in via S. Maria Maggiore sono intervenute le forze dell’ordine per una festa fuori controllo 

09 ottobre 2018
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PISTOIA

«Non siamo razzisti. Ma abbiamo paura». Lo hanno ribadito domenica sera, dopo aver chiamato le forze dell’ordine. E lo hanno ripetuto ieri mattina al sindaco durante l’incontro che hanno avuto con lui in palazzo comunale i cinque residenti di Vicofaro. Che in rappresentanza dei 190 firmatari, hanno rappresentato al primo cittadino la situazione illustrata già nella petizione protocollata in comune la scorsa settimana: una situazione definita ormai ingestibile ed insostenibile, a causa dei tanti, troppi giovani profughi che, a qualunque ora del giorno e della notte, continuano a gravitare attorno alla parrocchia di don Massimo Biancalani, nonostante l’ordinanza di sgombero per questioni di incolumità un mese fa.

Gli abitanti di via Santa Maria Maggiore e zone limitrofe ci tengono a sottolinearlo ogni volta: il razzismo non centra, ma si tratta semplicemente di numeri troppo elevati e mancanza di controllo e di educazione. Come nel caso di domenica sera, quando si sono trovati a dover chiamare le forze dell’ordine a causa di una festa di compleanno di un giovane profugo organizzata nella canonica della chiesa, alla quale, alla fine, si sono ritrovate ad essere presenti decine di migranti senza che, a un certo punto, vi fosse qualcuno a controllare ciò che stava succedendo: «Per qualche ora abbiamo tollerato la musica ad alto volume e la confusione, poi a causa dell’alcol sono iniziate le liti e le urla in piazza». Seguite da un fuggi fuggi quando sul posto sono arrivate tre pattuglie: polizia, carabinieri e vigili urbani.

«È stato un mio errore, e chiedo scusa ai vicini per l’accaduto, ma questo non c’entra niente con quanto concerne la gestione del Centro di accoglienza straordinario»: don Massimo Biancalani spiega che quanto è accaduto domenica a Vicofaro deriva dalla possibilità che lui stesso ha dato a un ragazzo inserito nel progetto del Cas (ora a Ramini) di festeggiare il compleanno nel salone della parrocchia. «In quel momento – spiega il parroco – io non c’ero. Mi spiace che la situazione sia degenerata. È stata una mia ingenuità lasciare che si svolgesse quella festa, ma vorrei che l’accaduto non fosse confuso con la gestione del Cas». —

M.D.-V.V

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