Il Tirreno

Pistoia

i nodi dell’accoglienza 

Don Biancalani replica «Una squadra di laici aiuta me e i migranti»

F.C.
Don Biancalani replica «Una squadra di laici aiuta me e i migranti»

Contestate le accuse rivolte alla parrocchia di Vicofaro «Questi ragazzi non sono affatto abbandonati a se stessi»

13 ottobre 2018
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PISTOIA

«Non è vero che i nostri ragazzi non sono seguiti, che sono abbandonati. Io, don Biancalani, non sono solo: con me c’è una bella squadra».

E ieri di collaboratori ce n’erano una decina almeno, a far corona al parroco di Vicofaro e Ramini. Tutti impegnati nell’accoglienza ai migranti secondo un modello inclusivo che ha fatto dell’esperienza pistoiese un simbolo (amato o odiato, a seconda) a livello nazionale. Don Biancalani ha voluto così dimostrare l’infondatezza delle critiche che circolano da tempo (riprese anche nella recentissima lettera critica dei 199 parrocchiani) sul conto dell’accoglienza come viene fatta a Vicofaro. Nessuna improvvisazione – ha sottolineato il parroco – ma un lavoro attento e meticoloso, poertato avanti da tanti.

Come Mauro Matteucci, che si occupa di educazione insieme a un nutrito gruppo di insegnanti; come Barbara e le altre donne che si occupano di pulizie; come Aurora e Adriana, sindacaliste dell’Usb di Firenze, che spiegano ai migranti che lavorano i loro diritti e doveri; come Roberto Barontini, conosciutissimo medico, in pensione ma capace di fare servizio a Vicofaro due volte al giorno e in certi casi anche di notte. E poi i collaboratori storici di don Massimo, come Doriano Maranelli, l’ingegner Franco Gori e l’imprenditore edile Giovanni Cicco, che stanno seguendo i lavori di messa in sicurezza della canonica dichiarata pericolosa dai vigili del fuoco un mese fa. Oppure l’educatore professionale Marco Pettini, che ha messo su una squadra di calcio con una trentina dei ragazzi di don Biancalani. Per non parlare di don Ezio Palombo, anziano ma combattivo ed ascoltato consigliere, amico di quel don Milani a cui l’esperienza di Vicofaro si rifà spesso.

Insomma, don Massimo non è solo e non lo sono i ragazzi accolti a Vicofaro e Ramini. Un mesaggio rassicurante, come rassicuranti sono le parole di Barontini sulle condizioni sanitarie dei migranti. «Ma ci sono almeno cinque casi – aggiunge – di ragazzi che se sono vivi lo devono all’esistenza di un posto come questo che li ha accolti». Don Massimo conclude ribadendo che le “voci” sul suo progetto di accoglienza sono infondate e che a Vicofaro e Ramini le porte sono sempre aperte per chi volesse verificare di persona. —

F.C.

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