Il Tirreno

Pontedera

Meloni accolta dal Carnevale in piazza Cavour

di Alessandro Bientinesi e Tommaso Silvi
Meloni accolta dal Carnevale in piazza Cavour

La leader di Fdi: non sono fascista, ma un sindaco non può imporre di firmare certe dichiarazioni

14 febbraio 2018
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PONTEDERA. Ce lo ripete due volte di fronte a piazza del Duomo. «Io non sono fascista, io non sono fascista». Poche parole che, però, hanno un peso enorme in una giornata in cui Giorgia Meloni, dagli sputi e dalla durissima contestazione di Livorno (che lei definisce subito «una vera e propria aggressione»), passa in meno di un’ora a sorridere in piazza Cavour ai suoi sostenitori di Pontedera indossando un cappellino in clima da martedì grasso.

«In Italia c’è prima di tutto la Costituzione che, tra le norme transitorie e finali, ha anche il divieto di ricostituzione del partito fascista - ha spiegato ieri la leader di Fratelli d’Italia al suo arrivo a Pontedera -. Poi ci sono la legge Mancino e un’altra serie di norme che regolano questi aspetti. Non può essere un sindaco, come accaduto qui a Pontedera, che con la sua discrezionalità decide chi può e chi non può fare dei banchetti in strada e manifestare liberamente».

Il riferimento è alla polemica innescata dalla “sbianchettatura” che la locale sezione di FdI ha passato sulla riga riferita alla ricostituzione del partito fascista nel modulo di richiesta di occupazione del suolo pubblico. Cancellazione che è costata una multa a cui è seguito un botta e risposta a distanza proprio tra Meloni e il sindaco Simone Millozzi (Pd).

«Io contesto il principio che il sindaco decida chi può e chi non può fare un banchetto secondo un regolamento da lui scritto, perché per questo esistono le leggi dello Stato - ha spiegato Meloni - Per me quello da parte di Millozzi è abuso d’ufficio, è abuso d’ufficio».

Lo ripete due volte, così come il suo essere «non fascista». Proprio di questi giorni, però, è una sentenza del Tar a favore del Comune di Brescia contro il ricorso presentato da CasaPound che non firmò la richiesta di ripudiare il fascismo in nome della libertà di espressione. «C’è il rischio che si crei un precedente e che altri 50 sindaci decidano arbitrariamente cosa è giusto e cosa è sbagliato fare», replica Meloni.

Poi la camminata verso piazza Cavour, dove è in corso anche il Carnevale dei bambini e dove ad attenderla ci sono molti volti di Fratelli d’Italia. Da Matteo Arcenni e il segretario comunale Matteo Bagnoli, che hanno installato il banchetto incriminato, al sindaco dell’Abetone, Diego Petrucci, a Filippo Bedini, consigliere comunale a Pisa. Presenti il consigliere regionale Giovanni Donzelli, candidato alla Camera, l’assessore all’urbanistica del Comune di Grosseto, Fabrizio Rossi, in corsa per un posto in Senato, e il coordinatore regionale Francesco Torselli. Ma ai margini della piazza si vedono anche esponenti della sinistra. La consigliera comunale Selene Caselli e il capo della consulta Centro città, Paolo Calloni, ascoltano le parole della leader di FdI con smorfie. In mezzo a loro c'è Carletto Monni, ex sindaco socialista di Pontedera. Circa 200 persone applaudono la Meloni, alcuni giovani di passaggio invece scuotono la testa. Pensieri e opinioni si incrociano tra i sampietrini di corso Matteotti. Tra bandiere tricolori e scritte “No fasci”.

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