Il Tirreno

Pontedera

Sequestrato un night ai domiciliari i due gestori

Sequestrato un night ai domiciliari i due gestori

La coppia lavora da tempo in questo settore, i carabinieri hanno ricostruito il giro di affari del Club Valentine che aveva circa mille soci di tutta la provincia

30 marzo 2018
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PONTEDERA. Biglietto di ingresso e tre preservativi. Le bollicine erano un optional, il sesso a pagamento una sicurezza per i clienti del club. Dietro l’attività del Club Valentine, che poteva anche sembrare un circolo per incontri, altro non c’era che un giro di sfruttamento della prostituzione. Il nome con cui si faceva chiamare la presidentessa dell’associazione, “Lucifera”, è tutto un programma. E il personaggio di fumetti erotici è stato scelto anche dai carabinieri di Pontedera per dare un nome all’operazione che ha portato agli arresti domiciliari i due gestori e titolari del night Club Valentine, Aniello Pepe, 52 anni, e la sua compagna, Aurora Marianna Vasiunuc, 32 anni, romena; mentre un’altra coppia è indagata in stato di libertà.

L’attività dei carabinieri della compagnia di Pontedera, coordinati dal sostituto procuratore Flavia Alemi, che ha riguardato il presunto giro di prostituzione nel locale notturno ora sotto sequestro, è stata resa nota nel corso di una conferenza stampa in Procura a Pisa, tenuta dal procuratore Alessandro Crini e dal comandante della compagnia dell’Arma, maggiore Michele Cataneo.

I due arrestati da tempo operano nel settore dei circoli scambisti. Da circa un anno avevano aperto un circolo, gestito da un’associazione socio-culturale che in teoria aveva il compito di favorire nuove amicizie ma nella pratica serviva per nascondere lo sfruttamento e l’esercizio della prostituzione condotto con modalità manageriali: i soci iscritti al club sono circa un migliaio.

I carabinieri – le prime segnalazioni su quanto avveniva nel club sono arrivate in caserma ai militari del luogotenente Nicolò Stella – hanno tenuto d’occhio per settimane il locale, pedinato clienti e ascoltato le donne coinvolte nel “giro”. Giovani italiane e straniere, rimaste schiacciate in un meccanismo da cui non riuscivano più ad uscire, spesso per bisogno di soldi o perché non avevano più alcun punto di riferimento.

I clienti del club, stando a quanto è stato spiegato, pagavano un biglietto d’ingresso che oscillava fra i 50 e gli 80 euro. Una volta entrato, il cliente sapeva che poteva trovare una vasta offerta, tanto che le donne coinvolte hanno raccontato di essere state anche costrette a pratiche di sesso estremo o di gruppo con uomini non graditi. Sepe, secondo l’accusa, era preposto al primo contatto con i clienti, dalla riscossione del biglietto d’ingresso fino alla distribuzione di contraccettivi, per evitare problemi alle ragazze. La sua compagna aveva un ruolo altrettanto definito. A lei, stando a quanto è stato spiegato, competeva l’organizzazione della serata, la preparazione delle ragazze e «il loro avviamento alle pratiche sessuali, la costrizione, quando ricorrevano le necessità, a prestazioni, anche in presenza di uomini non graditi, il controllo dei rapporti tra le donne e i clienti, per evitare frequentazioni al di fuori del club».

(s.c.)

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