Il Tirreno

Prato

Riviello: «Ricordare per proteggere la pace»

Fabrizia Prota
In primo piano Angela Riviello presidente provinciale dell’Anpi
In primo piano Angela Riviello presidente provinciale dell’Anpi

Prato, alla vigilia della festa della Liberazione la presidente dell'Anpi spiega cosa significa celebrare questa ricorrenza oggi

24 aprile 2018
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PRATO. Alla vigilia del 25 aprile abbiamo chiesto alla presidente della sezione provinciale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) Angela Riviello, che ricopre l’incarico dal 2016, cosa significa celebrare questa ricorrenza oggi.

Ricorre quest’anno il 73esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Angela Riviello, lei è la presidente provinciale dell’Anpi, qual è il senso del 25 aprile ai giorni nostri?

«Festeggiare la Liberazione ha la sua importanza oggi più di ieri. Il nostro Paese infatti purtroppo sta vivendo da un po’ di tempo una regressione culturale accompagnata da una perdita della memoria storica. Celebrare il 25 aprile e ricordare da dove vengono i valori fondanti della nostra comunità è un antidoto fondamentale per scongiurare questo lento ma progressivo scivolamento all’indietro e l’impoverimento morale della nostra società».

Che cosa dobbiamo tenere a mente in occasione di questa giornata?

«Dobbiamo ricordare che è la festa della Liberazione, e non della libertà, come molti dicono. Si celebra l’inizio della ritirata dei nazifascisti dal territorio italiano, grazie alla Resistenza. Da quel momento inizia una nuova storia per il nostro Paese ed è la data simbolo della fine di una filosofia che aveva dominato l’Italia nei 20 anni precedenti. Certo, è una ricorrenza che ha a che fare con la riconquista della libertà, ma interpretarla unicamente in questo modo rischia di spostare il baricentro da quello che è il suo significato storico».

Come si fa a trasmettere alle nuove generazioni il valore del 25 aprile?

«Innanzitutto utilizzando un linguaggio più snello e adatto ai tempi di oggi. Non è un compito facile, perché la memoria vive e si esprime attraverso la riflessione, mentre il mondo va avanti a forza di slogan. Ma mezzi come il fumetto, la fotografia e gli audiovisivi aiutano molto. Un ruolo importante deve averlo anche la scuola, che credo invece sul fronte della storia e dell’educazione civica sia un po’ carente. La Costituzione si dovrebbe imparare fin dai primi anni di scuola».

Qual è il ruolo di Anpi?

«Anpi è nata da tutte le forze che hanno combattuto il nazifascismo, ma oggi ha cambiato volto. Dal 2006, per accogliere il ricambio generazionale, è stata infatti aperta non solo agli ex combattenti, ma a tutti coloro che si riconoscono nell’antifascismo. Ne fanno parte anche molti giovani. Il suo scopo è la salvaguardia della memoria e la diffusione dei valori di giustizia e tutela dei diritti di tutti, che sono poi quelli della nostra Costituzione».

Ha senso ancora nel 2018 parlare di fascismo e antifascismo?

«Sì. Ultimamente infatti sono emerse nuove manifestazioni di forme ideologiche improntate al fascismo e al razzismo (i cosiddetti “nuovi fascismi”). È un fenomeno che desta preoccupazione un po’ ovunque, che ha trovato campo proprio a causa di quell’impoverimento dei valori a cui accennavamo e che porta a una diffusione di valori reazionari. C’è la volontà di soffiare sul fuoco per creare paura (da parte di quelle forze che hanno interesse a scompaginare chi lavora per la giustizia sociale) per creare divisioni nella società. È una strategia che punta all’esasperazione dei problemi (complice a volte anche la Rete), invece che alla ricerca di una loro soluzione. Insomma, il “mostro” si presenta con facce diverse, ma le modalità sono sempre le stesse: la violenza (anche solo verbale) e l’aggressività.

Cosa vuol dire Resistenza oggi?

«Vuol dire proteggere il valore della pace. Anche facendo conoscere l’orrore della guerra, affinché non si ripeta».

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