Il Tirreno

Migranti, chiudono i centri: in Toscana arrivi diminuiti dell'88%

Mario Neri
Migranti, chiudono i centri: in Toscana arrivi diminuiti dell'88%

In un anno 22 strutture per l’accoglienza dei profughi hanno cessato l’attività. Con Salvini il crollo, ma il fenomeno è iniziato con Minniti: calo di 3mila in un anno

26 agosto 2018
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LIVORNO. A Lucca, dal campo delle Tagliate la diaspora ormai è in uscita. I bus del Viminale non si vedono più da mesi. La tendopoli sta diventando un gigantesco guscio vuoto. I volontari della Croce Rossa offrono assistenza e pasti a 30 persone. «L’anno scorso – dicono – nello stesso periodo erano più di 300». Non è più un centro di accoglienza neppure la Piaggerta a San Rossore, il cascinale immerso nella tenuta è tornato ciò che era, un rifugio per il sostegno a disabili. E appartamenti, case cantoniere, piccoli alloggi hanno chiuso e stanno chiudendo in tutta la Toscana: in un anno, dalla mappa della regione ne sono spariti 22. A Empoli, in Val di Cornia, Pisa, e perfino nella leghista Cascina della sindaca Susanna Ceccardi, che ha ottenuto così un motivo in più per avere dalla prefettura di Pisa l'ok alla chiusura della Tinaia, il campo finito nella bufera per le condizioni della struttura.

Insomma, la Toscana sta dicendo addio all’accoglienza migranti. Lo certificano i numeri: rispetto ai primi 7 mesi del 2017, nello stesso periodo del 2018 i profughi nei centri della regione sono diminuiti del 22%, passando da 12.800 a 9.770. I centri oggi sono 874, erano 896. Ma soprattutto sono crollati gli arrivi: dal 1 gennaio al 31 luglio di quest’anno se ne sono registrati 535, l’anno scorso erano stati 4.472, un calo dell’88%, ben oltre il - 80,16% registrato in tutta Italia. Non per effetto del muro alzato da Matteo Salvini agli sbarchi, non con la strategia dei “porti chiusi” inaugurata il 10 luglio dall’iron ministro dell’Interno o le Diciotti bloccate nei porti o lasciate a galleggiare con il loro carico di vite nel mare di scazzi diplomatici fra Malta, Italia e Ue. O almeno, non è solo la linea d’acciaio a pagare. Perché il crollo è in corso da mesi. Anzi, da più di un anno. Da quando cioè è stata varata la linea Minniti con l’accordo stretto tra l’ex ministro dem e la Libia nel febbraio 2017. Il governo gialloverde si è insediato il primo giugno. E da gennaio a maggio, in alcuni casi, la Toscana ha registrato l’azzeramento degli arrivi, anche se è di giugno la riduzione più consistente.



«È evidente, l’intesa con la Libia ha cambiato le cose. Via via che i migranti arrivati negli anni scorsi completano i loro percorsi di riconoscimento di asilo escono dalla rete dell’accoglienza. Alcuni hanno trovato un lavoro o sono stati inseriti nei percorsi Sprar. Altri, soprattutto chi non si è visto riconoscere nessuna protezione umanitaria, si sono trasferiti in altri Paesi europei. E senza nuovi arrivi le strutture si spopolano», dice Antonio Cerrai, presidente della Croce Rossa piana. Lì da qualche mese il centro del Cottolengo, a San Giuliano, è tornato sotto quota 150 profughi, dopo aver toccato le 280 presenze fra 2015 e 2016, all’apice dell’emergenza. Dunque, la battaglia della Lega contro «l’invasione» usata anche per le comunali era solo propaganda? «Ma quale propaganda - dice Ceccardi - Il calo dell’era Minniti non è stato nei mesi estivi, quando le partenze sono sempre state maggiori. Salvini sta mostrando il pugno di ferro a tutta Europa».

Non che Minniti abbia adottato una linea morbida, se Medici senza frontiere e molte ong impegnate nelle operazioni di salvataggio continuano a denunciare le condizioni disumane in cui centinaia di persone vengono trattenute nei centri di detenzione in Libia e le violazioni della marina libica finanziata con i soldi italiani proprio in virtù degli accordi anti-sbarchi del febbraio 2017.
 

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