Il Tirreno

Studentessa vittima dell'antisemitismo: «A scuola mi dicevano: "I nazisti avrebbero fatto bene a bruciarti"»

Valentina Landucci
Eden Donitza, la studentessa di Pisa in visita al campo di Birkenau dove è arrivata con il treno della Memoria
Eden Donitza, la studentessa di Pisa in visita al campo di Birkenau dove è arrivata con il treno della Memoria

Pisa, Eden è un'allieva del liceo Dini in visita ad Auschwitz. Più volte è stata ferita dai pregiudizi razziali e dalla cattiveria dei compagni di classe: «Insultata già alle elementari: "sei stupida perché ebrea”» 

24 gennaio 2019
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PISA. Una lite tra bambine, come ce ne posso essere tante. Ma anziché finire con una tirata di capelli e qualche spintone si chiude con un «avrebbero fatto bene a bruciarti». Parole strillate tutte d’un fiato che arrivano come un pugno sulla faccia di Eden, 8 anni. Frequenta la terza elementare a Pisa, la città dove è nata. La città dove i suoi genitori entrambi israeliani, hanno deciso di trasferirsi e crescere la propria bambina.

«È stato uno degli episodi, ma non l’unico. Mi è capitato di essere stata emarginata, esclusa, offesa perché ebrea» racconta Eden Donitza che oggi di anni ne ha 18, frequenta l’ultimo anno del liceo Dini e con il suo racconto apre uno scenario per molti, nella democraticissima Toscana e dentro le scuole della civilissima Pisa, è o meglio era inimmaginabile. E lo fa in uno dei luoghi dove l’uomo, animato dal odio razziale e antisemita, si è macchiato dei peggiori crimini: il campo di sterminio di Auschwitz.

«Ogni discriminazione che ho subito - racconta Eden a bordo del Treno della Memoria organizzato con il gruppo di studenti pisani e toscani che hanno preso parte all’iniziativa promossa come ogni anno dalla Regione - ha avuto un suo peso, ha fatto male a me e alla mia famiglia. Mi sono sentita dire cose che non mi aspettavo, da compagni di classe e persone con cui condividi molto del tuo tempo».

È il contesto scolastico lo scenario in cui, nel tempo, Eden è stata vittima di discriminazione ed emarginazione per la sua religione. «Dalla terza elementare fino al liceo - racconta - mi hanno detto “sei stupida perché sei ebrea” o ancora mi è capitato di scoprire che la mia presenza non era gradita in occasione di un viaggio all’Elba con i miei compagni a causa della mia religione».

«Ma mano a mano che cresci - continua la studentessa - sentire queste parole fa anche più male: sei grande, capisci». E naturalmente non dimentichi, non puoi dimenticare né passarci sopra. «Ho avuto, ho tuttora difficoltà con alcuni miei compagni - spiega Eden - succede quando non ti senti accettata dalle persone che stanno con te. La classe dovrebbe essere una seconda famiglia. Considero la scuola un’istituzione importantissima: investirci tanto e non sentirsi accettati fa male. Anche oggi non ho un buon rapporto con alcuni miei compagni».

Di fronte al tentativo di emarginazione nei suoi confronti Eden non è rimasta sola. E questa è stata ed è la sua forza. «Prima di tutto di quello che mi è capitato ho parlato con i miei genitori che hanno un ruolo importante nella mia vita, per come mi hanno trasmesso la religione e i valori». E non sono mancati, di volta in volta, confronti con gli insegnati e la dirigenza scolastica. «In qualche caso - spiega ancora la studentessa del Dini - mi hanno suggerito di stare tranquilla, di lasciar correre. “Tanto sono degli stupidi” mi dicevano “lasciali perdere”».

Ma è sul “lasciar perdere che Eden ci insegna un’altra lezione: «Non si può far finta che tutto vada bene quando è esattamente il contrario». Perché non è “solo” una questione di stupidità o se vogliamo cattiveria. «Sono fiera di essere ebrea non lo nascondo e non me ne vergogno - dice ancora Eden - chi discrimina, emargina, usa argomenti razzisti non è solo stupido. È ignorante. Non sa, anche perché di questioni come queste non se ne parla abbastanza, a casa ma anche a scuola dove certe volte la memoria viene data per scontata».

Anche per questo il viaggio sul Treno della memoria di Eden e di tanti altri ragazzi toscani assume valore. E per la studentessa pisana quel viaggio è insieme testimonianza e profondo dolore. «Un dolore allucinante - dice - varcare la soglia del campo di concentramento mi ha fatto sentire vuota». Perché la Shoah, la deportazione e lo sterminio di milioni di ebrei tra cui alcuni familiari di Eden, è stato anche questo: lo svuotamento dell’umanità, in ogni sua forma e significato. «Varchi quella soglia e non capisci, non riesci a capire. Tante domande restano senza risposta - continua la studentessa pisana - Ho pensato al freddo, quello che sentivo io e quello che hanno sofferto loro. E questa esperienza rafforza la mia convinzione: quando sarò grande cercherò in ogni modo di combattere razzismo e antisemitismo». —


 

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