Il Tirreno

Non fu rievocazione storica in collina, scatta l’indagine per apologia di fascismo

Ilaria Bonuccelli
Da sinistra tre dei partecipanti alla missione in Brancoleria (a Lucca): Daniele Pelosi, Aurelian Sorokovskij e Roberto Orizio (foto da profili Facebook)
Da sinistra tre dei partecipanti alla missione in Brancoleria (a Lucca): Daniele Pelosi, Aurelian Sorokovskij e Roberto Orizio (foto da profili Facebook)

L'anima nera della Toscana. A Lucca, per l’adunata in divisa da SS in Brancoleria, parte un'inchiesta sui toscani (e non solo) protagonisti dell’affronto nazista nel giorno della Memoria. Il gruppo avrebbe contatti con l'estrema destra e con l'ex terrorista Mario Tuti

15 febbraio 2019
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LUCCA. Apologia di fascismo. Non ci mette molto la procura di Lucca a individuare il reato e ad aprire un’inchiesta. Anche se non è un reato sul quale si indaga di frequente. L’adunata dei “camerati” in Brancoleria, il giorno di Befana - segnalata proprio da Il Tirreno - però non passa inosservata. L’addestramento in divisa da SS dei amici camerati toscani (e lombardi) nel giorno di Befana lungo la linea gotica sopra le colline di Lucca non passa inosservata. E non solo perché sono gli stessi che qualche settimana dopo, il 27 gennaio, giorno della Memoria, organizzano un raduno nazista sull’Appenino emiliano a Cà di Berna, località di Lizzano in Belvedere, nel Bolognese, sede di un eccidio (impunito) il 27 settembre 1944. Il fatto è che il gruppo individuato sembra avere (e mantenere) contatti con gruppi di estrema destra, compreso l’ex terrorista nero Mario Tuti.

Proprio con Mario Tuti, infatti, alcuni di loro si sono fatti fotografare a novembre 2018 in un garage di Lucca. E anche se la foto è sparita dai profili Facebook (in qualche caso sono proprio spariti i profili) Il Tirreno l’ha conservata con la didascalia originale: “La squadraccia lucchese”. L’immagine ritrae, tra gli altri, Daniele Pelosi, il giovanissimo del gruppo (poco più che diciottenne), membro della tifoseria nera della Lucchese calcio che si definisce “soldato politico” sui social e che è uno dei partecipanti al raduno emiliano, segnalato alla Procura di Bologna anche dal consigliere regionale di sinistra Igor Taruffi.

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A fianco di Tuti, nel garage, c’è anche un altro nazista presente sia sull’Appennino che in Brancoleria: il suo nome in codice è “Aurelian Sorokivskij”. In realtà è un giovane lucchese. Lo rivendica, tramite social, il patrigno Paolo Da Prato: «Il ragazzo nella foto (del raduno emiliano, ndr) è mio figlio adottivo, ha 18 anni ed è un grande appassionato di divise e fa parte di un gruppo di rievocazione storica (Project Schwarze edelweiss)».

Di questo gruppo - la cui pagina Facebook è stata rimossa dal web - Aurelian (profilo cancellato) è più che un appassionato: è proprio il referente. C’è il suo cellulare per iscriversi. E il gruppo è ispirato ispirato al libro scritto (con lo pseudonimo Johann Voss) da un tedesco per raccontare la sua esperienza come SS. Per questo chi indaga sul raduno in Brancoleria fa fatica a pensare che l’addestramento fosse solo una rievocazione storica. Tanto più che il Comitato Linea Gotica di Brancoli ha preso le distanze da quell’addestramento il giorno successivo alla segnalazione delle foto sul Tirreno: «Il comitato si è sempre mosso nelle varie attività con il fine di raccontare la storia di questi luoghi, aiutare a mantenere viva la memoria storica e non ripetere gli errori del passato... e rimane estraneo alla eventuale presenza di persone con uniformi che possano arrecare timore alla comunità».

Più che timore, forse, c’è sdegno. Lo stesso provato dalla comunità emiliana quando hanno visto Aurelian e gli altri partecipare sull’Appennino a quello che per il lombardo Roberto Orizio era solo il “battesimo della neve”. Peccato solo che il ragazzo lucchese indossasse un’uniforme regolare da SS e sci di legno della Seconda guerra mondiale. In tono con l’uniforme del “camerata” Rei Schulman, altro collega di adozione toscana: un torinese con la passione per i travestimenti, un cosplay (quasi) di professione. Con il suo nome reale, Edoardo Fattizzo si è diplomato al nautico di Livorno e vive a Firenze, ma quando indossa i panni del nazista preferisce lo pseudonimo. Invece Andrea Tadiello, mantiene il nome originario. Al massimo usa il soprannome “Teddy”. Del resto è abituato a mostrarsi in pubblico con la sua vera identità: il magazziniere si è candidato al consiglio comunale di Castel d’Azzano (Varese). Per Forza Nuova.
 

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