Il Tirreno

Versilia

Carnevale di Viareggio

Non solo mafia e guerra, ma anche allegria

di Simone Pierotti
Non solo mafia e guerra, ma anche allegria

Nella palestra della cartapesta spazio all’ironia e alla fantasia con Fantozzi, Fellini e un po’ di satira politica

31 gennaio 2018
2 MINUTI DI LETTURA





VIAREGGIO. È diminuito il numero delle opere in concorso ma non la loro qualità. Tra le nove maschere isolate si possono ammirare parecchie buone idee, quasi tutte ispirate alla satira politica e alle cronache internazionali.

Mano d’opera di Gabriele Libero Balderi. Un gioco di parole semplice e intuitivo per il ritorno in gara di Balderi: una grande mano celebra il lavoro creativo e le fatiche di ogni artista. Carristi compresi.

Fantozzi (non) va in pensione di Daniele Chicca. Simpatico e ben riuscito omaggio all’attore Paolo Villaggio, scomparso pochi mesi fa, attraverso uno dei personaggi che l’hanno reso celebre.

La zecca dello Stato di Andrea Giulio Ciaramitaro. Debutto in solista per il giovane Ciaramitaro che immagina l’istituto poligrafico del Mef come un parassita che vessa un cane simbolo del popolo italiano.

Bomba libera tutti di Stefano Di Giusto. Ecco un altro esordiente: Di Giusto si presenta con una caricatura del leader nordcoreano Kim Jong-un, un bambino nel girello che gioca con la bomba nucleare.

Il buono, il brutto, il cattivo di Michelangelo Francesconi. La maschera, ispirata dall’omonimo film di Sergio Leone, ci avvicina verso le elezioni del 4 marzo con Renzi, Grillo e Salvini in abiti da Far West.

La drag queen di Rodolfo Mazzone. In questo gioco di parole la protagonista è la “draghessa Coriandola” che dà il benvenuto al Carnevale viareggino con abiti sgargianti e lustrini abbaglianti.

L’Italia è Cosa Nostra di Lorenzo Paoli. Coraggiosa maschera contro la mafia: i politici nostrani si aggrappano a una donna simbolo dell’Italia, sotto le cui vesti si celano i tentacoli di una piovra.

Al cospetto del signor Ego di Matteo Raciti. Prima opera in concorso nel segno dell’attualità per il giovane artista siciliano, che prende di mira il mondo dei social media e il narcisismo che genera.

Federico Fe(l)lini di Devis Serra. Gioco di parole che ricorda il regista riminese, qui raffigurato come un gattone. Da segnalare una riproduzione del mascherone realizzato da Arnaldo Galli per “I vitelloni”.

Primo piano
Povertà energetica

Caro bollette, in Toscana 200mila persone non riescono a pagare a pagare gas e luce: «Col mercato libero va anche peggio»

di Martina Trivigno