Il Tirreno

Versilia

fra cronaca e letteratura

Quel vertice mafioso a Forte dei Marmi dove fu progettato l’attentato agli Uffizi

di Claudio Vecoli
Lo scrittore Giampaolo Simi e (nel riquadro) la copertina de "La ragazza sbagliata"
Lo scrittore Giampaolo Simi e (nel riquadro) la copertina de "La ragazza sbagliata"

La presenza di Cosa Nostra in Versilia già nell’ultimo giallo di Giampaolo Simi. Lo scrittore viareggino: «Ma di quel summit si parla negli atti del processo»

28 marzo 2018
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VIAREGGIO. Un vertice mafioso organizzato in piena estate in Versilia. Un summit ai massimi livelli nel periodo stragista di Cosa nostra per progettare l’attentato di via dei Georgofili a Firenze. Con protagonista nientemeno che il boss superlatitante Matteo Messina Denaro. Può sembrare la trama di un giallo. E al tempo stesso può sembrare uno spaccato sui tanti (troppi) misteri della storia italiana. E, alla fine, è entrambe le cose.

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Perché se proprio sull’ultimo numero del settimanale l’Espresso le rivelazioni di un testimone raccolte da due giornalisti raccontano di quando il ricercato numero uno della Mafia alloggiava fra la Versilia e le colline pisane, di un incontro fra i capi di Cosa Nostra si parla anche ne La ragazza sbagliata, l’ultimo romanzo di Giampaolo Simi la cui trama si sviluppa proprio in Versilia, fra Viareggio, Pietrasanta e Forte dei Marmi. Un libro uscito nel giugno scorso per Sellerio e che fra gli episodi chiave annovera proprio il vertice mafioso in una villa di Forte dei Marmi.

Ancora una volta la realtà che supera ogni forma di immaginazione? Almeno in questo caso, però, non è andata proprio così. «La trama intorno alla quale ruota La ragazza sbagliata – racconta Giampaolo Simi, che è ancora in giro per l’Italia a parlare del suo romanzo – è completamente inventata. La cornice nella quale si muovono i personaggi e si dipana la storia, però, è fedele alle vicende di quegli anni. Stiamo parlando dell’estate del 1993, uno dei periodi più opachi della storia del nostro paese. E quegli incontri in Versilia ci sono stati davvero».

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Per scrivere il suo ultimo giallo Giampaolo Simi ha compiuto un lavoro certosino di ricerca documentale. «Per questo romanzo – spiega – sono andato a rileggermi gli atti del maxiprocesso per la strage di via dei Georgofili ai vertici di Cosa nostra. E nelle conclusioni dei pubblici ministeri, fra le tante cose emerse nel corso delle indagini, si ricostruisce proprio il vertice che si tenne in una villa presa in affitto a Forte dei Marmi al quale presero parte Matteo Messina Denaro e i fratelli Graviano nel quale si progettò l’attentato che doveva colpire gli Uffizi di Firenze, uno dei simboli dell’Italia nel mondo. E in quelle stesse carte si spiega come la cupola mafiosa, in alternativa, pensò anche ad un attentato alla Torre di Pisa che fortunatamente non si concretizzò mai».

L’inchiesta dell’Espresso che racconta dei tentacoli della Mafia arrivati fino in Toscana non stupisce dunque più di tanto lo scrittore viareggino. «Quello che emerge con maggior forza e che preoccupa – aggiunge Simi – è la spregiudicatezza dei nuovi capi di Cosa Nostra. Prima, i vari Totò Riina e Bernardo Provenzano, non uscivano quasi mai dalla Sicilia e si riunivano in casolari sperduti. Le nuove generazioni, a partire proprio da Matteo Messina Denaro, si muovono invece liberamente in una terra come la Toscana che non siamo abituati ad immaginare come una terra di Mafia. Non solo. Per le loro riunioni non scelgono posti isolati, ma affittano una villa nella lussuosa e superprotetta Forte dei Marmi. Segno che anche da noi si sentono al sicuro. E questo è forse uno degli aspetti più inquietanti».

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