Il Tirreno

Versilia

Pietrasanta al voto così le sfide elettorali hanno segnato la città

di Michele Morabito
Pietrasanta al voto così le sfide elettorali hanno segnato la città

I precedenti commissariamenti, il ruolo dei vicesindaci, i doppi incarichi, le donne quasi mai protagoniste

04 giugno 2018
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PIETRASANTA. Pietrasanta torna al voto con cinque candidati a sindaco: (in ordine strettamente alfabetico) Nicola Briganti, Marco Dati, Alberto Giovannetti, Daniele Mazzoni ed Ettore Neri. Ci torna dopo l’intermezzo del commissario prefettizio: un’esperienza non inedita nella Piccola Atene della Versilia.

I commissariamenti

Il commissario prefettizio è tutt’altro che una novità nella storia del Comune di Pietrasanta: arrivò a metà del 1965 - si chiamava Mario Domenici - con la crisi dell’amministrazione Sarti, e rimase in carica fino alla fine del mandato e anche dopo le elezioni del novembre 1965. Rimase in carica per tutto il 1966 e fino all’agosto del 1967, al termine di una lunghissima fase politica in cui in città non si riusciva a trovare un sindaco dopo che tra il 1964 e il 1965 si era andati alle urne per ben tre volte. Altra crisi ed altro commissario nel 1993 quando con la crisi dei partiti e della Prima Repubblica si sfaldò la maggioranza Pci-Psi, con la nascita di Pds e Rifondazione Comunista e la crisi dei socialisti, che aveva guidato la città per oltre venti anni gettando le basi di quella che sarebbe divenuta poi la Piccola Atene della Versilia, prendendo una città ancora semidistrutta dalla guerra e facendone un esempio di amministrazione. Con la caduta della giunta anomala guidata dal sindaco di transizione Macchiarini, arrivò in città il commissario Calogero Ragusa che consegnerà la città nel giugno 1993 a Manrico Niccolai, primo sindaco eletto con la nuova legge di elezione diretta del primo cittadino nel ballottaggio più incerto della storia della città, ovvero con 148 voti di scarto tra Niccolai e il suo competitore Enrico Marchi, ultimo sostenuto dalla Democrazia Cristiana oltre che dalla Unione Versiliese dopo l’apparentamento al ballottaggio. Il 4 ottobre 2017 è arrivato il Commissario Giuseppe Priolo che rimarrà in carica fino al 10 o al massimo fino al 24 giugno in caso di ballottaggio.

Sindaci e sindache

Dimettendosi, Massimo Mallegni ha perso l’occasione di diventare il sindaco di più lungo corso della storia cittadina, fermandosi a 991 giorni da Rolando Cecchi Pandolfini che fu sindaco consecutivamente dal 30 novembre 1970 al 19 novembre 1985 quando passò il testimone a Moreno Giovannini, ovvero per 5.468 giorni consecutivi. Mallegni può vantare all’attivo due fasi, dal 30 aprile 2000 al 14 aprile 2010 e poi dal 14 giugno 2015 al 4 ottobre 2017: significa che ha guidato il municipio per un totale di 4.477 giorni e ne avrebbe dovuto trascorrere altri 991 giorni nell’ufficio al primo piano del palazzo comunale per raggiungere il record del sindaco comunista, ovvero almeno fino al 21 giugno 2020. Ancora una volta non ci sarà una donna alla guida della città perché, tanto per cambiare, sono tutti uomini i concorrenti alla carica di primo cittadino: ci avevano provato Egizia Viti nel 1993 per Rifondazione Comunista che si fermò a 1.751 voti pari all’11,22%, e Maria Giulia Biagi nel 1997 che si fermò a 475 voti corrispondenti al 3,04 per cento. Poi, come detto, sempre e solo uomini.

Il salto dei vicesindaci

Non è una novità neppure la candidatura di ex vicesindaci in passate legislature. Il passo da vice a sindaco è riuscito nel tempo a Tito Salvatori, architetto strettoiese, a cui si deve tra l’altro anche il progetto dell’Ossario di Sant’Anna di Stazzema, che nel 1953 sostituì da assessore anziano il sindaco Franco Palagi morto in un incidente stradale con la moto il 30 luglio 1953. Fu vice sindaco di Augusto Sarti, Filippo Eugene Luchi per cinque mesi in una legislatura sfociata nel commissariamento tra il gennaio del 1965 ed il giugno dello stesso anno: divenne poi il più giovane sindaco della storia di Pietrasanta con i suoi ventinove anni e otto mesi d’età. Fu eletto due volte nel giro di 17 giorni: il 5 agosto 1967 dovette rinunciare perché eletto con l’astensione determinante del Movimento sociale italiano, poi poté varare la sua amministrazione il 22 agosto quando ottenne i voti necessari per formare una maggioranza compiuta senza astensioni imbarazzanti ed intollerabili per chi dichiarava di rifarsi ai valori della Resistenza. Tra l’esperienza di Luchi da vicesindaco e quella da sindaco, una legislatura mai partita in cui come già detto fu in carica il primo commissario prefettizio della storia cittadina. Altro vicesindaco promosso primo cittadino, il compianto Moreno Giovannini, che ebbe l’onere di sostituire il 19 novembre 1985 Rolando Cecchi Pandolfini, un sindaco molto amato: dovette governare una eredità pesante e il periodo della crisi dei partiti, risultando un primo cittadino non di transizione in un periodo di transizione, lasciando importanti opere. Nell’era dei sindaci eletti con la nuova legge in vigore dal 1993 il primo a provare il salto da vice e a primo cittadino fu Marco Marchi nel 2010, vicesindaco di Mallegni che si fermò poco oltre il 21 per cento e 3200 voti circa con l’appoggio di una lista civica, la Lega Nord e Partito Repubblicano, ma con il centrodestra diviso che presentava come candidato ufficiale Daniele Spina che arrivò al 27% dei voti. Marchi e Spina fecero l’accordo in vista del ballottaggio, ma la divisione iniziale spianò la strada alla vittoria di Domenico Lombardi che al primo turno si era attestato al 46,31 per cento. Nella storia è doveroso ricordare come un fuoriuscito della Democrazia cristiana Anselmo Caccia con la lista degli Indipendenti Democratici e il simbolo di un Campanile, si presentò da solo nelle le elezioni del novembre del 1965 causando di fatto l’empasse politica amministrativa nella successiva legislatura dove non si arrivò mai ad una maggioranza compiuta. In questo turno i vicesindaci che si candidano sono addirittura due: Alberto Giovannetti lo è stato di Massimo Mallegni durante la prima fase 2000/2010, Daniele Mazzoni è stato vice sindaco dell’attuale senatore dal 2015 al 2017, svolgendo le funzioni di primo cittadino nel momento in cui Mallegni ha presentato le dimissioni in vista della candidatura romana, nei venti giorni in cui le dimissioni restano ancora revocabili.

Gli altri protagonisti.

I Cinque Stelle oggi alla guida del paese con la Lega si ripresentano dopo la loro prima uscita del 2015 in cui avevano portato in consiglio il loro primo storico consigliere Michele Lari. Marco Dati è sostenuto dalla Sinistra per Pietrasanta: l’accordo con il centrosinistra ha sempre portato buoni risultati alle forze della sinistra, ma nella competizione da sole non hanno mai superato la soglia di Rifondazione del 1993 quando presero circa l’11 per cento.

Pietrasantini e non

Uno che ha fatto il sindaco, seppure in un altro comune c’è, ovvero Ettore Neri, che non è il primo amministratore a spostarsi di comune. Vi sono esempi importanti ed illustri: Rolando Cecchi Pandolfini fu consigliere comunale a Stazzema nel 1956 e poi a Pietrasanta dal 1964, prima della sua elezione a sindaco nel 1970. Fu consigliere comunale prima a Seravezza e poi a Pietrasanta anche Leonetto Amadei, uno dei personaggi più illustri della politica versiliese. Neri sarebbe il primo sindaco effettivo di due comuni versiliesi, anche se un precedente c’è: il professor Bruno Antonucci fu il primo sindaco del dopoguerra a Stazzema, suo luogo di nascita, poi il 21 febbraio 1966 risultava eletto in una drammatica seduta in cui ottenne 13 voti come il socialdemocratico Puccetti in un ballottaggio in cui le astensioni e i veti incrociati la fecero da padroni, risultando eletto per anzianità. Alla successiva seduta consiliare il professor Antonucci, persona squisita e di poliedrica scienza, si presentò dimissionario, anticipando il ritorno del commissario prefettizio.

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