Il Tirreno

Versilia

Il Principino, da luogo simbolo del fascismo....

Adolfo Lippi
Il Principino, da luogo simbolo del fascismo....

Fu fantastica, ottantanni fa, nel ’38, l’inaugurazione pomposa e cerimoniale del Select (poi chiamato Principe di Piemonte). Fu, invece, un evento, storicamente fondamentale, quel 14 febbraio 1944...

07 giugno 2018
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Fu fantastica, ottantanni fa, nel ’38, l’inaugurazione pomposa e cerimoniale del Select (poi chiamato Principe di Piemonte). Fu, invece, un evento, storicamente fondamentale, quel 14 febbraio 1944 quando gli alti gradi dell’esercito americano vi si riunirono per decidere lo sfondamento della linea gotica a Massa. Furono mesi spettacolari le estati degli anni, ’50 quando al Bagno e Caffè Principino si esibì la mecca della mondanità, il “boom” con Gassman, Mina e Celentano.

Ora il Principe beach rinasce. Dopo anni di chiusura e degrado Roberto Brunetti, presidente del club “Nautico”, ed imprenditore di lavori pubblici in ogni parte del mondo (dal Sud America all’ Africa all’Est Europa) rinverdisce i fasti. E dal prossimo luglio, con una gran festa marinara, lo ripresenta alla città, alla riviera, all’Italia balneare tutta, poiché la vocazione del “Principe”, fin dalla nascita, è di punto di riferimento obbligato per le vacanze estive e non.

Ma quanta storia, vi è passata! A vederlo oggi, bell’esempio di architettura funzionale (età fascista), pare una elegante zuccheriera luminosa, biancolatte, vetrata a lucido. L’ha rimessa in sesto la brava Beatrice Brunetti, architetto valorizzata dal babbo Roberto in tante altre imprese. Ma dentro i saloni, la straordinaria piscina (che fu prima nel paese), dov’era il cinema, dove si piazzano ristoranti e bar, vi è passato il mondo con episodi gustosi, pettegolezzi, eventi. Vicende che faranno da sprone a Luigi Belloni, patron della Mms di Milano che gestirà la parte ricreativa del locale.

Torno ad ottantanni fa quando il Select venne aperto. L’iniziativa fu del grande ufficiale Giuseppe De Micheli, famiglia fiorentina che aveva fatto quattrini con le forniture di materiali idraulici alle colonie d’Africa. De Micheli aveva già acquistato l’hotel Select e smaniava per avere un bagno dirimpetto dove convogliare la ricca clientela. Così mise l’occhio sulla concessione marina ch’era di proprietà (fittizia) della famiglia Barsanti e che aveva chiamato l’area il Lidino. Vi era, per i Barsanti, tuttavia, una pecca. Erano socialisti un po’ anche anarchici ed il fascismo stava della parte del De Micheli. Così quando la concessione decadde essa fu tolta al Barsanti e data a De Micheli che prospettò, con l’architetto Aldo Castelfranco, tutto il riassetto dell’intera area che comprendeva la prospicente piazza dedicata a Giacomo Puccini che vi aveva avuto la sua ultrafamosa villa (vi scrisse “Turandot”).

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In questa piazza, davanti al mare venne collocata la fontana con una scultura di Mario Carlesi (che vi effigiò la figlia Lauretta). E in soli sei mesi fu edificato, architetto sempre il Castelfranco (si abbandonò non senza polemiche il liberty di Alfredo Belluomini), il maestoso edificio balneare.

L’inaugurazione avvenne così il 23 luglio 1938. Ne parlarono diffusamente tutti i giornali nazionali. L’Istituto Luce vi dedicò un ampio documento filmato dove si vedono padrini dell’evento, il generale Graziani, i principi Savoia di Pistoia e Bergamo, il ministro della cultura Dino Alfieri, il ministro degli interni Buffarini-Guidi. Stranamente non si scorge Galeazzo Ciano. E vi è un perché. Ciano aveva fatto infuriare il generale maresciallo Graziani perché s’era presentato alla cerimonia in abito bianco da civile. E la sua presenza venne censurata. Ora Ciano non era nuovo a queste rotture dell’etichetta fascista. La moglie, Edda, che faceva le vacanze nella bella villa a fianco del Principe, volteggiava in Passeggiata con una corte di frivoli cicisbei (tra i quali il sarto marchese Pucci) ed in questo milieu un po’ di fronda al regime la si faceva soprattutto seguendo mode inglesi e spiccatamente hollywoodiane (con balli sfrenati come il tango ed il fox-trot). Ma un'altra cosa dispiacque al Duce. Ed era che lo stabilimento, così come l’attiguo albergo, portavano nomi non nazionali. Select non poteva rappresentare lo sforzo populista del regime e così De Micheli, dopo poco tempo, cambiò il nome in Principe di Piemonte. Nome che gli è rimasto fino ad oggi.

L’opera, comunque, fu così compiaciuta dal governo che presto vi si svolse una gigantesca manifestazione di moda. Sfilarono decine di gentilissime ragazze mannequins che sfoggiarono tutte abiti autarchici, (viste le note sanzioni), cioè costumini di canapa, di farina di latte, pelliccette di coniglio nazionale. Siccome l’edificio, per queste urgenti manifestazioni, era stato tirato su in fretta, nel bel mezzo di una festa cadde anche l’intero soffitto. Poi subito riparato.

Con la guerra il Principe divenne dominio alleato. Il generale Marshall vi chiamò ben sette generali alleati. Siamo al 14 febbraio ‘44, San Valentino.

Era infatti accaduto che la divisione Buffalo di stanza tra Livorno e la Pineta di levante era stata giorni prima pesantemente legnata dai tedeschi nell’attraversamento del Cinquale. Marshall organizzò una controffensiva e la strategia venne studiata nei saloni del “Principe”. Vi è un suggestivo filmato del raduno che l’avocato Franco Pocci, notissimo ed informato storico della viaregginità, ha rintracciato negli Stati Uniti e che merita una pubblica visione.

Dopo Marshall, in tempi più quieti, vennero al Principe (trasformato in Casinò, difeso dai partigiani) l’orchestra di Bennie Goodman e perfino il generale Eisenhower e il decaduto re di Inghilterra, Giorgio (assieme alla compagna Willie Simpson, che era stata una delle amanti di Galeazzo Ciano).

Dopo, con gli anni ’50, il Principe fu proprietà di Sergio Bernardini e dopo di Carboncini-Montaresi. Al bar vi era il mitico Rolando Pucci assistito da Renzo e Francesco, frequentato per i “Martini” classici da Aldo Valleroni e Giovanni Angelici. Tra le presenze di spicco gli imprenditori Bertolli (olio) Pardini (Mulini) Moratti (petrolio). Era il “Principino” una specie di nave-scuola dei vip. Vi dominavano gran dame quali Saba Marconcini (alleato del presidente Gronchi), Pupa Cinquini ed Anna Teleska (dipinta da Maccari e Guttuso), Valeria Manganelli (poi sposata col marchese Lucifero) ed Edda Bianchi (poi sposata Arrigoni). Vi frequentava una nutrita schiera di playboy attivissimi da Dino Pieraccini a Cesare Manfredi detto “il bello”, Sancho Giusti e Pier Paolo Corti, il Battistini di Pisa, Tiziano Lera, Piero Nicolis, Gianni Manganelli, nonché i dotati di fantastiche spyder Luciano Luigi Marconcini (MG) e Tonino Risoli (Ferrari e Jaguar). Quest’ultimo organizzava feste ed avvenimenti.

Una volta capitai in giuria con Mina per una “Miss Viareggio”. Vinse Stefania Sandrelli. Sempre Risoli, assieme a Onorato Spagnoli, inventarono il “Club P 42” punto di incontro dei mondani nottambuli. Insieme a Risoli ideammo anche una rubrica di pettegolezzi intitolata “Gente di moda e chiacchiere”. Avemmo qualche denuncia, amichevolmente ritirata.

Ma la vicenda più piccante riguarda Abbe Lane. Quando si sparse la voce che avrebbe frequentato il bagno frotte di curiosi eccitati si assiepò a bordo piscina. Purtroppo però Abbe Lane non si spogliò mai. Restava sempre in pantaloni e camicetta. I guardoni ricorsero ad ogni tipo d’astuzia. Ma Abbe non demorse. Allora sparsero la voce che la bellissima avesse le gambe storte. Però, si seppe poi il motivo era ben altro. Sembra che il marito Xavier Gugat, gelosissimo, la calciasse spesso e che poveretta avesse le gambe coperte di lividi blu.

Sul “Principe” e i suoi habituèes vi sarebbe proprio da scrivere un romanzo.


 

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