Il Tirreno

Versilia

Parroco sull’Islam «Auguri ai fratelli per il Ramadan»

di Cesare Bonifazi
Parroco sull’Islam «Auguri ai fratelli per il Ramadan»

Don Bruno Frediani di Massarosa scrive un articolo sul giornalino della comunità e spiega le tradizioni musulmane

08 giugno 2018
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MASSAROSA. Le religioni sono esclusive, nel senso che per loro natura escludono la possibilità teologica che esista un’altra verità. Per le religioni sono state fatte anche delle guerre. A volte però anche un parroco di provincia può essere la scintilla di un’apertura tra le religioni.

Così nel giornalino della parrocchia di Massarosa è apparso questo articolo scritto da don Bruno Frediani della chiesa di Piano di Mommio che, nello stupore dei fedeli, spiega esattamente quello che è il Ramadan, il mese sacro degli islamici in cui viene praticato il digiuno e la preghiera.

«Il mio messaggio - racconta don Bruno al Tirreno - è quello di comunione, di unione. Non voglio essere divisivo ma inclusivo: per me queste cose sono normali e sono cose di vita. Sono le mie idee legate alla mia religione e non ci deve essere nessuna meraviglia nel vedere la collaborazione tra culture diverse. Queste dovrebbe essere semplicemente la regola: il mio articolo non è nato in alcun modo per suscitare alcuno scandalo o per essere provocatorio nei confronti di nessuno».

E proprio a pochi chilometri da dove don Bruno ha messo nero su bianco il suo scritto la comunità musulmana versiliese stava pregando, al centro di preghiera delle Bocchette dove da più di un decennio la comunità si riunisce, soprattutto per gli eventi come quello che sta vivendo il questo momento la comunità islamica. Il titolo dello scritto: “Ramadan, auguri alle sorelle e ai fratelli musulmani”.

Così in quell’articolo il prete spiega: «Per molti motivi incontriamo quotidianamente persone musulmane, che ci parlano della loro fede e della religione che noi talvolta vediamo con diffidenza perché leghiamo la religione islamica alla pratica della violenza, alla guerra santa, al non rispetto della donna. Ascoltare queste donne e uomini credenti in una religione diversa mi spinge ad approfondire la mia appartenenza alla Chiesa cattolica, ad aprirmi al dialogo - e continua - Quello del Ramadan è un mese tutto speciale per i musulmani che sentono durante questo mese le benedizioni divine sempre più vicine, nonostante il disagio fisico che comporta digiunare per un mese durante il giorno e, in generale, concordano nel ritenere che da queste esperienza traggono enormi benefici. C’è un’atmosfera che si può definire di gioia, quasi di eccitazione e festosità, man mano che il mese prosegue». E a chi non viene in mente, se analizziamo proprio il succo della festività islamica fatta di digiuno e preghiera, il senso originario della quaresima, i quaranta giorni che precedono la pasqua cristiana e cattolica? Non c’è dunque tutta questa distanza tra i due credi, tra le due visioni della vita.

«Noi cristiani - spiega don Bruno al Tirreno - viviamo in questo modo qui: l’apertura fa parte integrante del nostro modo di essere».

Ed è per questo che la sua riflessione prosegue con esempi molto chiari: «I musulmani per mettere in pratica questo pilastro della loro fede, sia in privato che in pubblico, proclamano la forza della loro fede in uno scenario globale, e tutti i non musulmani ne prendono atto. Se ne è preoccupato, ad esempio, anche il mondo del calcio parlando della finale di coppa dei Campioni tra Real Madrid e Liverpool lo scorso 26 maggio: due importanti giocatori, Salah e Manè due musulmani praticanti, e alcuni organi di stampa hanno parlato spiegando il significato del Ramadan per i fedeli di queste religione. Tanti auguri di cuore - conclude l’articolo - alle musulmane e ai musulmani per questo “mese benedetto».

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