Il Tirreno

Versilia

Paesani contro il parroco: «Ha chiuso la nostra sede»

Gabriele Buffoni
Paesani contro il parroco: «Ha chiuso la nostra sede»

Massarosa, il prete cambia la serratura allo stabile dove si riuniva il comitato cittadino. E dopo la Messa nel borgo spuntano i cartelli: «Vattene, non sei gradito»

08 agosto 2018
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MASSAROSA. Dimenticatevi Don Camillo e Peppone, con il sindaco di Brescello che nonostante i conflitti quotidiani con il celebre parroco in realtà covava per lui una segreta e profonda simpaita. A Mommio Castello, frazione di poche decine di anime nel comune di Massarosa, si vive una reale situazione di guerra aperta.

Due i fronti all’interno del paesino: da un lato l’associazione culturale “A Mommio Castello” guidata da Giuseppe Maffei, dall’altro il parroco della chiesa locale intitolata a Sant’Andrea Apostolo, don Roberto Checchi. Due strade inconciliabili che – così riportano le voci – nutrono vicendevoli contrasti da diverso tempo pur non mostrandolo apertamente. Tant’è che la sede dell’associazione è stata a lungo situata in un piccolo locale di appena due stanze di proprietà della parrocchia adibito all’occorrenza anche a magazzino per i materiali utilizzati per iniziative e sagre del comitato. Proprio intorno a questi pochi metri quadrati verte il fulcro della discordia.

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«Senza dirci niente – racconta Maffei – ha cambiato la serratura della porta, estromettendoci da quella che era la nostra sede fino ad oggi. E dire che recentemente l’avevamo anche ristrutturato a nostre spese rimettendo anche a norma l’impianto elettrico». Ben diversa invece la versione di don Checchi. «È una stanza che rimane a disposizione di tutti: non ci sono padroni o occupanti particolari – spiega – semplicemente serve richiedere il permesso per poterla utilizzare. Loro (l’associazione, ndr) hanno le chiavi e hanno sempre fatto quello che volevano. Dopo aver visto trasformate quelle stanze in un magazzino ho solo chiesto la restituzione delle chiavi, e quando non me le hanno date ho cambiato la serratura».

La vicenda, tuttavia, non è finita qui ed ha addirittura oltrepassato i confini stessi di Mommio Castello. Approdando fin nelle stanze dell’arcivescovo Italo Benvenuto Castellani cui i cittadini di Mommio hanno inviato una lettera unita ad una raccolta di firme chiedendo il suo intervento per risolvere la situazione. Non solo: nella mattinata di domenica, al termine della Messa, i membri dell’associazione hanno atteso davanti alla chiesa l’uscita del parroco con tanto di cartelli che (non proprio gentilmente) lo invitavano ad andarsene. «Volevamo solo chiedergli spiegazioni – si giustifica Maffei – ma non si è fatto vedere, lasciando la chiesa da un’uscita laterale». Intanto, don Checchi ha esposto sulla porta dello stabile al centro della diatriba le proprie ragioni, affiggendo i fogli stampati con il timbro della parrocchia come fece Lutero con le 95 Tesi dello scisma: questa guerra di paese, insomma, pare ben lontana dal concludersi.
 

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