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La lezione di Sant’Anna perché non accada mai più

Tiziano Baldi Galleni
La lezione di Sant’Anna perché non accada mai più

I superstiti hanno parlato di fronte a un pubblico commosso che applaudiva Verona: «No al fascismo in giacca e cravatta». Pieri: «Abbiamo bisogno di pace»

23 settembre 2018
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STAZZEMA. Un raduno per la pace sì, ma soprattutto una manifestazione di tolleranza, uguaglianza, solidarietà e diritti. Nella manifestazione di ieri a Sant’Anna si sono ricordati i valori che stanno alla base di un paese civile. Altrimenti – per dirla con le parole che ha usato ieri il superstite Enio Mancini – «bisogna capire dove si insinua l’odio, il rancore, e il razzismo». Da lì a sfociare nel fascismo e poi nella guerra, i superstiti di Sant’Anna lo sanno bene, si può fare in fretta. Così sul palco della prima edizione “Raduno per la pace” che si è svolto nel Parco nazionale della Pace di Stazzema sono saliti anzitutto i martiri della strage del 12 agosto 1944. Hanno reso la loro commovente testimonianza davanti a centinaia di persone che applaudivano.

Ad aprire il raduno è stato il sindaco Maurizio Verona. «Dobbiamo tenere alti i valori della nostra Costituzione, che è minacciata quotidianamente dal fascismo in giacca e cravatta che oggi è nelle istituzioni – ha tuonato Verona – Dalle piazze deve ripartire un messaggio forte per il nostro paese, per coloro che calpestano i nostri valori. Dobbiamo farlo tutti insieme». Davanti al palco, installato nella piazza intitolata alla vittima più giovane di Sant’Anna, Anna Pardini, tanti striscioni e bandiere della pace e rosse. Quelle di molte Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) arrivate da diverse parti d’Italia, come l’Anpi di Brescia di Bergamo della Versilia, di Milano. La Spi Cgil Toscana, la Fillea Cgil Lucca, l’Anci, l’Associazione Libera antimafia, il Coro Novecento Fiesole e alcune pubbliche assistenze come la Croce Verde Pietrasanta e l’Anpas regionale. E anche diversi rappresentanti di comuni. «Siamo i ragazzi di Sant’Anna», ha detto Enrico Pieri, presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna. Lo ha detto guardando sul palco Mario Ulivi, Mario Marsili, Enio Mancini, Siria e Adele Pardini. Ognuno ha raccontato brevemente la propria avventura di sopravvissuto e di dolore. Di come hanno visto morire i propri familiari e degli episodi rocamboleschi grazie ai quali si sono salvati. «Non dobbiamo perdere la memoria – ha spiegato Pieri – senza non si va da nessuna parte. Purtroppo vedo invece troppi governanti che non sanno da dove si viene. Ci vorrebbero portare l’uno contro l’altro, all’odio, ai nazionalismi. Oggi abbiamo bisogno di pace».

Toccante il ricordo di Mario Marsili, da molti ascoltato per la prima volta in quella piazza gremita, vivo per miracolo dopo essere stato completamente arso nella schiena.

«Avevo sei anni e ho subito delle atrocità – ha ricordato – Sono l’unica persona che ha sentito l’atrocità del lanciafiamme dei nazisti». Dopo i superstiti hanno parlato i parlamentari Emanuele Fiano, Cosimo Maria Ferri, Francesco La Forgia. Presente anche Don Armando Zappolini, parroco del Pisano da sempre impegnato nel sociale, il sindaco di Taranta Paligna dell’Abruzzo, e il sindaco di Montignoso Gianni Lorenzetti. Quest’ultimo come altri ha ricordato l’episodio avvenuto pochi giorni fa nel comune di Massa, dove il mezzo busto del partigiano Alfredo Gianardi detto Vico è stato coperto con un sacco di nylon nero. —


 

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