Il Tirreno

Versilia

Addio a Spadaccini: una vita dedicata al Festival Puccini

Donatella Francesconi
Addio a Spadaccini: una vita dedicata al Festival Puccini

Torre del Lago: fu il padre della rassegna come la conosciamo oggi e il primo a disegnare il Gran Teatro arrivato solo nel 2008

03 gennaio 2019
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TORRE DEL LAGO. «Puccini non scrisse di guerre e battaglie. Lui non scrisse una Battaglia di Legnano. Egli scrisse d’amore», amava ricordare Adone Spadaccini, classe 1924, venuto al mondo il giorno dopo la morte del Maestro Giacomo al quale il padre Ultimo aveva fatto per dieci anni da autista, meccanico ed uomo di fiducia. Non poteva che essere una vita nel nome di Puccini quella di Adone, nipote di quello zio omonimo, Adone Del Cima, al comando della nave da battaglia “Roma”, colata a picco dagli aerei tedeschi al largo delle coste della Sardegna il 9 settembre 1943.

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Alle 15 di giovedì 3 i funerali nella chiesa di San Giuseppe di Torre del Lago.

Fin dal 1954 Spadaccini siede nel Comitato direttivo del Festival Pucciniano, nato nel 1930. Dalla sua matita di geometra («Mio padre ha studiato quando nessuno studiava ed aveva una cultura molto vasta», così ricorda la figlia Adonella) nasce il plastico di quello che sarebbe dovuto essere il Teatro Puccini. Divenuto stabile solo nel molto lontano, all’epoca, 2008.

«Il teatro all'aperto venne spostato pressappoco dov'è ora nel 1966», raccontava Adone Spadaccini nel 2011 in un’intervista a Gregorio Moppi, sul quotidiano “La Repubblica”: «Fui io a studiarne il trasloco, riuscendo a ottenere il terreno con comodato annuale da un proprietario di torbiere. Ma alla fine di ogni estate il teatro andava smontato, tanto che quelli del Pci locale, avversi al Festival, ci definivano i "circensi". Soldi per pagare gli artisti ce n'erano pochi e neppure camere per alloggiarli. Eppure le star riuscivamo comunque ad acciuffarle». L’elenco che Spadaccini ricordava era corposo: «Di Stefano, Gobbi esordiente nella regia, Pavarotti che ogni volta bissava "E lucevan le stelle", Domingo, Carreras, Ricciarelli, Del Monaco che nel ' 74 proprio qui (a Torre del Lago, ndr) decise di dar l' addio alla carriera cantando il Tabarro. E addirittura Sinopoli sul podio che ci venne portato da Sylvano Bussotti».

Nel 1971, con l'amministrazione Gemignani, nacque il “Centro per la diffusione della cultura musicale Giacomo Puccini”, alla cui presidenza venne designato proprio Adone. Nel 1974, in queste vesti Spadaccini - insieme all’allora sindaco Federigo Gimignani e ad Enzo Ducci - approdò a New York, come testimoniato dall’articolo che fu pubblicato sulla rivista “High Fidelity”, numero 3 dello stesso anno: «Tre gentiluomini italiani sono arrivati a New York lo scorso inverno», scrive Dorle J. Soria: «Portano con sè una piccola statua di bronzo di Puccini che hanno presentato al Metropolitan». Statua che era la copia di quella che si trova a Torre del Lago.

Soldi non ce n’erano e la famiglia Spadaccini ci metteva ogni anno del suo, contando sul grande richiamo delle opere pucciniane in riva al lago aveva in tutto il mondo, anche nel teatro di tubi Innocenti.

Oggi, in chiesa per l’addio ad Adone Spadaccini, risuonerà il Coro muto della “Butterfly”: «Gliel’ho fatto ascoltare il 31 dicembre e mio padre ha aperto gli occhi», racconta al “Tirreno” la figlia Adonella che lo ha a lungo assistito nei 3 anni della malattia improvvisa.

Quando Spadaccini decise di laurearsi in Scienze politiche con una tesi su “Affluenza al teatro dal punto di vista sociologico” «tutti in famiglia fummo coinvolti», è ancora il ricordo della figlia, «per distribuire in teatro i questionari da riempire e che poi sono stati la base della tesi».

Nel 2015 fu insignito del titolo di grande ufficiale della Repubblica italiana, onorificenza del presidente della Repubblica, concessa per i meriti conquistati sul fronte della cultura.


 

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