I carusi di Catania nuotano ancora

Anna racconta di un bel progetto che riguarda un quartiere di Catania
Anna racconta di un bel progetto che riguarda un quartiere di Catania

Grazie a Anna Russo, Catania

“Buongiorno cara signora Concita, cara sì perché da sempre mi sembra abbia dato spazio e voce a chi non ne ha. Ecco, vorrei raccontarle una storia di chi non potrebbe avere voce e soprattutto non ha uno spazio, ma qualcuno cerca di donarglieli.

Mi decido a scriverle mentre, fra una faccenda e l’altra in un giorno di riposo dal mio consueto straordinario (per l’umanità che incontro) lavoro ospedaliero (sono una fisioterapista), ascolto al tg un servizio su un report di Save the children che considera l’Italia un paese che non dà il giusto spazio ai bambini e ragazzi che nascono e vivono in una situazione di degrado e di difficoltà economiche. Brutto primato per la nostra terra, ma profondamente vero!”.

“Ecco che allora mi assale l’urgenza di rendere manifesto quello che alcuni giovani della mia città fanno per i loro coetanei: ‘conquistare’ degli spazi sociali in completo abbandono per renderli fruibili per questi bambini e giovani uomini. Palestra Popolare Catania, così si chiama. Si tratta di un ‘progetto di sport dal basso, totalmente autofinanziato, che valorizza sport, aggregazione, comunità. Non mira al profitto ma valorizza sport, aggregazione, comunità. E’ aperta a tutti i sessi e tutte le età. E’ antifascista e ripudia ogni forma di razzismo e omofobia’”.

“È stato realizzato in seno ad uno dei quartieri più belli e allo stesso tempo più fragili della mia città: il quartiere San Berillo di Catania. L’iniziativa tende ad aggregare attraverso lo sport i bambini del quartiere, che altrimenti avrebbero forse una sola possibilità: l’emarginazione!”.

“Ecco un buon esempio di utilizzo di spazi pubblici totalmente abbondanti e lasciati al degrado, ce ne sono tanti e mi chiedo, come si sono chiesti questi giovani, perché non dovrebbero essere offerti a chi ne avrebbe una gran necessità in un tempo in cui il divario fra chi può e chi no si allarga sempre più… e non siamo ai confini del mondo! Grazie, signora, diamo spazio ai giovani, loro ce lo chiedono e se non glielo diamo sono costretti a prenderselo in qualche modo. Sarò sempre convinta che insieme si può!”.

Cara signora Anna, che bella storia. Qualche giorno fa è andato in onda su RaiUno un magnifico film di Daniele Vicari intitolato “Prima della notte”, ambientato a Catania. Lei di certo l’avrà visto. Per chi fa il mio mestiere rivivere la storia di Pippo Fava è stato come ricordarsi perché, all’alba della giovinezza, tra le mille possibilità che la vita offriva (tutte, sembrava a 16 anni) alcuni di noi hanno deciso di provare a raccontare le cose come stanno davvero. Provare, senza mai perdere la leggerezza. E’ un compito inebriante e doloroso. Pippo Fava, che Fabrizio Gifuni ci ha riportato agli occhi come se la sua anima fosse ancora qui a sorriderci, aveva deciso di fare il suo giornale coi ‘carusi’, i ragazzini di Catania. Una mia cara amica ha scritto, dopo aver visto il film: “Il loro tuffo in mare (dopo la minaccia e l’offesa dei mafiosi) è il tuffo di una generazione. Il tuffo dei romantici che ballavano il valzer dei ribelli. Tutta la meraviglia lo stupore e il dolore del mondo ci accompagnano”. In mare, coi ragazzini di Catania e con chi ha insegnato loro il gioco della vita.