L’Italia mi ha cresciuta e poi mi ha cacciata

Beatriz nel giorno della sua laurea
Beatriz nel giorno della sua laurea

Grazie a Beatriz Santos Nogueira

“Leggo sempre con molto piacere le lettere che sceglie di pubblicare, ma sarò sincera… più che altro mi perdo nei commenti. Quelli riflettono la vera società italiana da cui io, figlia adottiva di un Paese che mi ha allevata e cresciuta per poi abbandonarmi come una bastarda, mi sono allontanata nove anni fa. Sono passati ormai ventisei anni, da quel lontano 31 ottobre 1992, giorno in cui, all´età di sei anni, arrivavo in Italia. Ricordo con molta chiarezza l´Italia di quei tempi, dove io ero l´unica straniera della scuola (non esisteva ancora il termine extracomunitario), dove il diverso era bello, esotico…”.

“Sono brasiliana, e a quei tempi la mia mamma, che aveva vissuto durante un periodo della sua vita tra gli indios, era addirittura invitata nella mia scuola a dare delle lezioni sull´argomento. Lo scambio culturale era qualcosa di prezioso e gradito da tutte le parti coinvolte. Per tutta la vita mi sono sentita parte dell´Italia: le mie migliori amiche erano italiane, i momenti più importanti della mia vita li ho trascorsi in Italia”.

“Dopo una laurea in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee, alla Statale di Milano, ero pronta ad iniziare la mia ascesa, da giovane donna, in Italia. Per la prima volta, all’età di 24 anni, mi sono resa conto che ero solo una extracomunitaria, e che non avrei mai avuto nessuna opportunità di crescita, né lavorativa, né in nessun altro campo. Ero arrivata al punto che non rispondevo  più alle chiamate telefoniche di mia madre in luoghi pubblici, (avrei dovuto parlare in portoghese) per non sentirmi lo sguardo della gente intorno”.

“E così, nonostante amassi la mia vita in Italia, mi vidi costretta ad abbandonare questa terra meravigliosa che ad un certo punto, mi ha cacciato via come se fossi una mela marcia. Nove anni sono passati da quando ho lasciato l´Italia, e nonostante agli inizi sia stato molto difficile riadattarmi al Brasile, è con rammarico che mi rendo conto di quanto la mia decisione sia stata giusta. E’ davvero triste vedere la freddezza con cui il ‘diverso’ è trattato oggi, e leggere i commenti della gente mi fa capire come l’intolleranza sia così presente”.

“Concordo che i politici non abbiano fatto molto per affrontare il problema dell’immigrazione clandestina, e capisco che un piano per l’immigrazione sia estremamente necessario. L’Italia non ha le dimensioni territoriali e economiche per accogliere così tanta gente. Ma ciò che più mi spaventa è la mancanza di empatia delle persone e purtroppo, mi tocca dirlo, l’immagine del Paese simpatico, accogliente, ‘caciarone’, l’avete persa da tempo. Ho amici che sono andati a visitare i tipici luoghi turistici italiani, negli ultimi anni, e molti di loro si sono sentiti in un certo senso offesi e trattati male, soprattutto quelli di colore. Insomma, capisco che abbiate mille motivi per non sopportare più questa che chiamate ‘invasione’, anche se dai dati ufficiali non sembra che sia tale”.

“Ma capisco anche che essere straniero, oggi in Italia, sia estremamente difficile e arduo. Chi dice che in Italia non esiste il problema ‘razzismo’ vive sicuramente in un altro pianeta”.